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Si è in presenza, infatti, di un’invasione biblica da Fauna selvatica rappresentata, soprattutto, da cinghiali e daini che stanno depauperando e distruggendo in modo irreversibile l’ecosistema delle Madonie.
Dai pascoli naturali di altura ai giovani virgulti e polloni di rigenerazione boschiva, dalla biodiversità agraria di eccellenza (presidi Slow Food quali: il fagiolo badda e il pipiddu di Polizzi, l’albicocco di Scillato, la provola e la manna delle Madoniee tanti altri…) alla biodiversità delle specie spontanee, dai ripopolamenti animali naturali alla zootecnia transumante, tutto è sotto attacco e prossimo alla scomparsa.
Quanto sopra si accompagna alla distruzione delle infrastrutture e strutture rurali presenti (recinzioni, impianti irrigui, muretti a secco, tettoie…) e alla conseguente fuga degli operatori agricoli dalle campagne con tutte le problematiche di desertificazione e di dissesto idrogeologico connesse.
La misura è colma e, quindi, si richiede a chi istituzionalmente é preposto il dovere di tradurre con atti concreti, e senza ulteriori rinvii, i concetti di SVILUPPO SOSTENIBILE e di BIODIVERSITÀ.
Diversamente la resilienza delle comunità madonite nei prossimi anni costituirà un mero spot.
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