La Sicilia devota alla Vergine Maria: il dogma dell’Immacolata concezione

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La Sicilia ha sempre avuto una grande devozione nei confronti della Vergine Maria

Fu il Palermitano Agatone, eletto 79° Papa e Vescovo di Roma che il giorno 27 Giugno dell’anno 678 che nell’anno 780 definì per primo Maria di Nazareth “Immacolata del di Lei Concepimento”.
Come attestano antichi documenti, già dalla prima metà del 1400 si celebravano Sante Messe presso il suo altare all’interno della basilica di San Francesco di Palermo.
 
Nonostante ciò, tra il 1634 ed il 1635, nacque una disputa l’Ordine religioso dei Domenicani e quello dei Francescani relativa al dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Padre Shemma, in riconoscimento alla sua profonda dottrina, fu nominato Censore dell’Inquisizione in Sicilia. Nella qualità di teologo francescano difese il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Anche i Reali di Spagna ed il popolo Palermitano si erano impegnati per favorire questo privilegio alla Vergine.
 
Per questo motivo fu introdotta la recita dello Stellario e la fondazione di Confraternite sotto questo titolo. La professione esplicita dell’Immacolata Concezione della Vergine, contenuta in questa preghiera e professata dai Confrati, incontrò le riserve del Sant’Uffizio che per ordine di papa Urbano VIII che il 19 Gennaio 1640, proibì sia la recita dello Stellario che le fondazioni delle Confraternite relative.
 
Questa disposizione del Sant’Uffizio non fu esecutoria in Sicilia. Infatti nel 1643 il P. M. Bonaventura Mastrilli, nella sua qualità di Guardiano del Convento di San Francesco d’Assisi di Palermo, istituì per la quarta domenica di Agosto la Festa dello Stellario e l’anno dopo istituì la Confraternita dello Stellario dentro in Convento stesso, suscitando grande consensi tra i fedeli.
Nel 1624,a Palermo la peste mieteva migliaia di vittime, perciò, il giorno 15 agosto, per la prima volta, l’arcivescovo di Palermo e Vicerè di Sicilia Giannettino Doria espresse nei confronti di Maria Assunta, il “giuramento di sangue”.
 
Il 7 dicembre 1624, il Pretore Vincenzo del Bosco Duca di Misilmeri, di sua iniziativa, stabilì di nominare Santa Rosalia protettrice della Città ma per evitare “i fulmini del cielo e quelli della Santa Chiesa che si riteneva scavalcata”, ordinò molto prudentemente, che “in perpetua si offrisse alla Madonna di Trapani un cereo di rotoli 50 e all’Immacolata di San Francesco un donativo di 100 onze d’argento”. Giuseppe Pitrè aggiunse: ”Sopra splendido vassoio il Pretore, salito sui gradini dell’altare, vuotava un sacco pieno di grosse monete d’argento, le quali rumorosamente cadendo suscitavano nei presenti un senso ineffabile di soddisfazione e di… desiderio”.
 
Da quel giorno, ogni anno, davanti l’immagine della Vergine Maria, si rinnova l’offerta simbolica di 100 scudi.
Nel 1646, fu commissionata dal Senato Palermitano la nuova effigie d’argento dell’Immacolata e la famiglia De Leonardi concorse economicamente. Il nuovo simulacro argenteo dell’Immacolata, fu realizzato dalle maestranze della Città e destinato ad essere condotto in processione fino alla Cattedrale l’8 dicembre di ogni anno.
 
Per un privilegio concesso da Papa Clemente XIV del 1770, allo scoccare della mezzanotte veniva celebrato l’Ufficio Divino e la Santa Messa come la notte di Natale.
Nel 1717, i Padri Domenicani di Palermo decisero di innalzare in piazza San Domenico a Palermo una Colonna votiva alla Vergine del Rosario. L’architetto incarico del loro Ordine, Tommaso Maria Napoli, si recò a Vienna per chiedere oltre alla licenza per la costruzione della Colonna, anche un aiuto economico all’imperatore Carlo VI.
 
Questi concedette l’aiuto economico ma pretese che al posto della Vergine del Rosario si innalzasse una statua dell’Immacolata Concezione, essendo un fervente devoto. L’inserimento della statua dell’Immacolata Concezione al centro della piazza fu considerato uno smacco dai Padri Domenicani, che a causa di uno screzio avuto con i Frati Francescani Minori, non partecipavano alla tradizionale Processione dell’8 Dicembre e non furono contenti del “Giuramento del sangue del Senato di Palermo“. Questo perché i Frati Francescani furono strenui difensori della Verginità di Maria, cosa che loro mettevano in dubbio. Ma la colonna fu ugualmente alzata.
 
Il giorno l’ 8 dicembre 1854, il Papa Pio IX proclamò il dogma che Maria di Nazareth fosse nata immune dal peccato originale.
Dopo questa data, il “giuramento di sangue” che fu espresso nei confronti della Immacolata Concezione diventò una “supplica” ed il Senato lo eseguiva la sera dell’Immacolata, prima dell’inizio del Vespro. Il Pretore (Sindaco) a nome di tutti i cittadini giurava: <Serenissima regina del cielo e della terra inclita Genitrice del Dio fatto uomo, Io….Sindaco di questa città di Palermo prostrato davanti il trono della tua maestà mi rallegro con tutto il cuore con Te della corona di gloria onde fosti d Dio decorata, avendoti Egli preservata immune sin dl primo istante del concepimento, dalla colpa di origine, comune alla stirpe di Adamo.
 
Questo privilegio singolarissimo che io per l’innanzi ho sempre in Te riconosciuto e giurato di difendere fino allo spargimento di sangue, oggi ancora lo credo con il cuore e lo professo con le labbra quale di fede cattolica, essendo stato con grande giubilo del mondo cristiano solennemente definito del Supremo Pastore della Chiesa. Adesso fervidamente o cara Madre, a te mi raccomando e umilmente ti supplico perché Ti degni di spargere te tue benedette benedizioni sul Capo della Cristianità, sulla Patria su questa città Te consacrata e questo mistero di più remoti tempi devota.
Il giorno 28 Novembre, all’interno della basilica di San Francesco d’Assisi di Palermo, con l’apertura della Cappella che custodisce il simulacro della Immacolata Concezione iniziavano i “festeggiamenti“ in Suo onore, con la presenza del Sindaco della Città, del Rettore della Basilica e del Barone Curti (discendente della famiglia De Leonardi) e si eseguivano i tradizionali tre “giri” fra le navate della chiesa.
 
Fino alla soppressione degli ordini religiosi del 1866, questo simulacro restava in Cattedrale fino alla domenica successiva, dopo il solenne Pontificale celebrato dall’Arcivescovo con l’assistenza dell’Eccellentissimo Senato, verso mezzogiorno, si riportava nella Basilica.
 
Il “trasporto” del simulacro fu affidato alla Confraternita del “Porto e Riporto” dell’Immacolata, fondata nel 1726 da alcuni artigiani devoti all’Immacolata che in precedenza venivano denominati “Vastasi” (dal greco “Bastazo”, ossia portare).
 
Anticamente, per tutta la notte tra il 7 e l’8, il popolo Palermitano si recava in pellegrinaggio presso la basilica di San Francesco d’Assisi portando torce realizzate con un arbusto,  “l’ampelodesma“ , che venivano ammassate sul sagrato della chiesa e bruciate. Il falò era denominato “mazzuni”. Ai fedeli si univano i “ciaramiddara” (suonatori di zampogna) che con il loro tipico suono allietavano i presenti.
 
All’alba arrivavano le varie Confraternite, ognuna portava con un fercolo sopra il quale sovrastava una piccola statua dell’Immacolata Concezione. Questi piccoli fercoli erano denominati “Varicedde”.
 
Arrivavano accompagnate da “Ciarameddi”, tamburi e perfino la banda musicale. Tra la fine dell’Ottocento e la metà degli anni ’50, l’Immacolata argentea che è custodita in Cattedrale, la domenica successiva l’8 Dicembre, in ricordo del “Riporto” che si effettuava dopo i giorni di permanenza del simulacro nella stessa Cattedrale, veniva portata in processione alle prime ore del mattino fino alla Basilica di San Francesco per ricambiare la visita e poi ritornava in Cattedrale.
 
Il giorno 8 dicembre, un tempo, iniziava ufficialmente il periodo Natalizio, dando inizio alle riunioni familiari, alle grandi mangiate ai giochi in casa ed agli eventi religiosi.
 


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