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Il provvedimento nei confronti dello zio è stato emesso perché sussisterebbe il pericolo di fuga. Secondo le indagini dei militari Kamel Elabed possa avere aiutato il nipote, nascondendo l’arma del delitto e gli indumenti indossati la notte dell’omicidio. I legali Salvino e Giada Caputo attendono di conoscere gli atti giudiziari e la fissazione dell’udienza di convalida del fermo.
I carabinieri del Reparto operativo e della compagnia di Piazza Verdi, coordinati dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico, contestano al primo arrestato le accuse di omicidio volontario, premeditato e aggravato dai futili motivi. Samir lavorava al ristorante “Appetì”, il presunto assassino “Al Magnum”. Si sarebbero contesi i clienti.
Venti minuti dopo la mezzanotte Samir è uscito dal locale. L’assassino lo ha seguito e ha sparato tre volte (il colpo di grazia alla nuca) poi è scappato a piedi La scena è stata ripresa dalle telecamere. Altre persone erano state iscritte nel registro degli indagati. Per lo zio del presunto assassino è scattato il fermo.
Alla base si sarebbe stato uno screzio, una lite tra i due camerieri, ma qualche tempo fa. Una lite a cui la famiglia del cameriere algerino non avrebbe dato peso. “Badr “Samir” Boudjemai, non raccontava mai nulla a casa. Quello che accedeva al lavoro restava lì – hanno raccontato i familiari – Era un uomo che teneva alla famiglia e molto riservato. Qualunque problema lo affrontava senza coinvolgere i familiari”. Per questo chi gli stava vicino non riusciva a capacitarsi su quanto successo e sull’efferatezza con la quale è stato ucciso il 41enne. La moglie, la madre e la sorella di Samir hanno nominato l’avvocato Enrico Tignini per essere assistiti in questa terribile vicenda che li ha visti coinvolti. Aspettano anche loro di conoscere e sapere cosa è successo la notte tra venerdì e sabato in via Roma.
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