Lo studioso Giovanni Medica: “Il castello di Caccamo strategico nel Medioevo”

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Abbiamo incontrato lo studioso caccamese Giovanni Medica, laureato in storia e filosofia presso l’università di Siena.

Pur vivendo attualmente distante dalla cittadina medioevale di Caccamo, Giovanni non ha mai interrotto i legami affettivi con l’antico borgo e il suo maestoso castello risalente all’anno mille.

Dottore Medica grazie di avere scelto Himera live. Quale importanza ha assunto il castello di Caccamo?

«Il castello di Caccamo era importante nel medioevo per la sua posizione strategica poiché dominava la valle del fiume San Leonardo e un tratto della strada romana Kassar_ Termale (l’attuale SS. 285)».

Giovanni, il medioevo ci racconta la storia attraverso architetture ancora quasi intatte. Caccamo può esserne testimonianza?

«Il castello di Caccamo, attraverso la sua evoluzione e le sue stratificazioni, può essere una testimonianza utile per la storia della Sicilia, soprattutto nel medioevo, a partire dalla dominazione bizantina, quando era un semplice fortilizio, costruito per difendersi dalle prime incursioni saracene. Esso è anche testimone della lunga guerra di conquista dell’isola da parte degli arabi, quando divenne un avamposto militare di frontiera, poiché si trovava vicino a roccaforti rimaste ancora in mano ai bizantini.

Durante il periodo Normanno-Svevo, divenne castello feudale, dimora dei primi signori di Caccamo. Il suo ampliamento Chiaramontano è testimone di un periodo della storia dell’isola noto come “Anarchia feudale o baronale”, quando la corona era debole e il potere era conteso tra le più potenti famiglie aristocratiche. Infine, in epoca catalana e spagnola, quando venne ampliato ulteriormente, la sua funzione muto’ radicalmente: da presidio di difesa a struttura di controllo e vessazione del territorio».

Giovanni, ritiene che il castello possa diventare teatro?

«Già lo è stato nella prima metà dell’ottocento, quando il duca Giuseppe De Spuches e Ruffo, grande letterato, e la moglie, la poetessa Giuseppina Turrisi Colonna, trasformarono la sala delle Udienze del castello in teatro,dove, insieme ai loro amici letterati, recitavano i loro versi o intrattenevano dibattiti letterari».
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