Lo scrittore caccamese Mimmo Rizzo: la Sicilia è terra che ispira

3 min read

Rimani sempre aggiornato



Un piacevole incontro a Caccamo con lo scrittore e regista Mimmo Rizzo al quale abbiamo posto tre domande.

Ci sintetizza cosa è “Due o tre giorni al Massimo”?

«Due o tre giorni al Massimo, nasce da un’idea di Antonio Capitano, origini caccamesi ma cresciuto nell’interland romano. Il libro è un atto d’amore verso la Sicilia, infatti i miei compagni di viaggio, Marianna, Antonio, Gianni, Alessandro Michelangelo, Cristiano, Renato e Giovanni sono, direttamente o indirettamente, legati all’Isola. Tutto parte da un giallo storico: chi è il misterioso autore della famosa epigrafe che campeggia sul frontone del Teatro Massimo di Palermo? “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”. Il cammino che, nel volume, porta a indagare e risolvere l’enigma è in realtà il pretesto per raccontare storie, descrivere luoghi, vivere la città e il suo tempio della musica: il Teatro Massimo».

«Tengo particolarmente a quest’opera corale e ringrazio Antonio che mi ha voluto nel progetto ha aggiunto Mimmo Rizzo –  Già dalla prefazione di Fabrizio Catalano il libro crea suggestioni, incuriosisce, invoglia alla lettura. Sabato 29 il volume verrà presentato a due passi dai luoghi che descrive ovvero al museo Salinas di Palermo, alla presenza, tra gli altri, del Sovrintendente del Teatro Massimo. Poi, giorno 1 agosto, alle 18:30, farà tappa a Caccamo nella suggestiva cornice del castello. Sarà l’occasione per conoscere alcuni autori, Antonio Capitano, Marianna Scibetta, Michelangelo Capitano, Giovanni Cassibba e ci sarò anch’io. Ascolteremo gli interventi musicali del M° Nino Scorsone e le riflessioni di Catalin Dioguardi e del presidente Giovanni Panzeca. Tutto moderato dal giornalista Fabio Lo Bono. Colgo l’occasione per ringraziare il Comune di Caccamo nelle persone del sindaco Franco Fiore e dell’assessore Patrizia Graziano, e di invitare tutti all’evento».

Sicilia, terra di scrittori da sempre, a cosa è dovuto secondo lei questa meraviglia?

«La Sicilia è terra che ispira. Intanto è un isola nel cuore del Mediterraneo, il mare dov’è nata e si è formata la nostra civiltà. Una terra che è stata crocevia di popoli e dominazioni. Una somma di culture che convivono. Uno scrigno di tesori d’arte. Il più grande e ricco museo a cielo aperto. È inevitabile che tanta bellezza finisca per ispirare chi ha la “penna facile”. Che dire poi dei paradossi e delle contraddizioni tipici del nostro essere? Ecco, direi che il “bisogno” di scrivere e creare è già custodito in ogni siciliano che viene al mondo».

Lei è anche uomo di teatro: a quando una sua prossima rappresentazione, magari al castello di Caccamo?

«Ognuno di noi ha un sogno. Spero di avere l’opportunità, un giorno, di portare in scena, proprio tra le mura del nostro castello, l’opera originale “La Congiura di Matteo Bonello”, composta dal M° Antonino Scorsone e come si dice in questi casi, su mio libretto d’opera. Quella del barone di Caccamo Matteo Bonello è una vicenda storica che, tra intrighi, tradimenti, congiure e amori sembra uscita dalla penna di un romanziere. È la vicenda più celebrata della nostra storia millenaria. Anche quest’anno il 20 agosto, in occasione della “Castellana 2023” metteremo in scena parte dell’opera ma l’obbiettivo e la speranza è di poterla rappresentare in pubblico nella sua interezza».
CONTINUA A LEGGERE SU HIMERALIVE.IT


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Himeralive.it






Leggi anche

Altri articoli:

+ There are no comments

Add yours