Una monaca di Monza termitana: la misteriosa storia di Anna Giovanna Barca

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Un mistero avvolge la figura di una giovane ragazza che, circa quattrocento anni fa, fu condotta dentro al monastero di Santa Chiara, a Termini Imerese

A dare notizia della sua storia è stato il canonico Rocco Cusimano, che racconta dell’arrivo della giovane a Termini Imerese e del suo misterioso ingresso tra le mura del monastero: «Nei primordi del secolo XVII°, venne portata a Termini sur una barca, una nobile donzella, come narrano per tradizione le suore del monastero. Detta donzella, accompagnata da molte persone di corte, fu introdotta processionalmente in questo monastero di Santa Chiara, e dal corteo, che man mano si andava dileguando, fu lasciata nel salone dell’educandato. Quando restò sola, la badessa insieme alle altre suore, col Crocifisso nelle mani si portò da lei per farglielo baciare e poi le assegnò la migliore stanza che corrisponde nel primo pianerottolo della scala. Dessa allora comprese tutto, e disse questa sola espressione: “Mi hanno ingannato”; però si mantenne sempre buona, tanto che volle farsi suora e prese il nome di Suor Anna Giovanna La Barca. Il padre di lei le fu sempre largo di beni e d’affetto e mensilmente mandavale un moro con un bariletto suggellato pieno di monete d’argento. Tant’è che suor Anna Giovanna potè dotare molte donzelle orfane, potè ingrandire il monastero, comprare per questo alcuni giardini e dei mulini e fare vari legati. Visse sempre buona e virtuosa e nel suo testamento umilmente si nomina figliola dello Spirito Santo. Poco più che quarantenne, colpita d’apoplessia, moriva nella scala interna del monastero e propriamente ai piedi della Madonna della Porziuncola…»

Conosciamo un’altra notizia a riguardo, ossia la data di morte, che sarebbe avvenuta il 20 novembre del 1714, a quanto riporta il professor Salvatore Arrigo

Il vero mistero riguarda l’identità di Anna Giovanna Barca, chi fosse e per quale motivo il padre le avesse assegnato una così consistente dote per mandarla in convento. Si è pensato che potesse essere una figlia segreta del re Vittorio Amedeo I o del re Vittorio Amedeo II, ma questa ipotesi, messa a confronto con la data che il Professore ci fornisce, crolla. O potrebbe essere stata la primogenita di una ricchissima famiglia mandata in convento per il diritto di maggiorascato. O ancora, una figlia illegittima illusa con false promesse e rinchiusa in convento con l’inganno. 

Ad infittire il mistero è quella frase pronunciata dalla diciannovenne portata in convento, cioè “Mi hanno ingannata“, cha lascia tanti dubbi su quale sia stato effettivamente l’inganno. 

A complicare la trama dei fatti è anche un altro intervento, quello del professor Aldo Bacino, che non condivide la datazione proposta da Salvatore Arrigo, sostenendo invece che la morta di Anna Giovanna sarebbe arrivata ad un’età molto più avanzata, dal momento che lei aveva fatto professione di fede il 28 aprile 1657. 

Sempre dal professor Bacino sappiamo che la giovane fosse con ogni probabilità termitana o comunque appartenente ad una famiglia residente a Termini Imerese, poiché si conosce l’esistenza di un suo fratello, al quale lei aveva donato alcuni campi nella zona della valle del San Leonardo. 

Le vicende si rivelano oggi ancora avvolte nel mistero. La storia ci affascina, e ancor di più il parallelismo che inevitabilmente ci porta a pensare alla celebre monaca di Monza dei Promessi Sposi, date le numerose similitudini tra le figure e le storie delle due ragazze. 
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