Presentazione libro Matteo Messina Denaro, lotta alla mafia e giustizia: diritto o terno al lotto?

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Ho avuto occasione nella giornata di sabato 26 febbraio di assistere, nella meravigliosa cornice della Chiesa Maria SS. della Misericordia a Termini Imerese, alla presentazione del libro di Marco Bova Matteo Messina Denaro, latitante di Stato. Ha partecipato alla presentazione il Dottor Antonio Ingroia, ex magistrato, attualmente avvocato e politico.

Numerosi gli astanti, desiderosi di approfondire il proprio bagaglio di conoscenze su questa infelice e incresciosa realtà. Moderatore dell’incontro Agostino Muscato, con l’intervento di Maria Grazia Cannavò e Raimondo Pilato che hanno letto alcuni passi e testimonianze tratte dal libro.

Ho voluto indagare su questa realtà con un’intervista a tre voci: quella di Marco Bova, autore del libro, quella del Dottor Antonio Ingroia e la mia.

Domande poste onde evidenziare il lavoro di ricerca attenta e scrupolosa di Bova, alfine di sopperire alla sete di conoscenza dei lettori, delle relazioni e di tutte le eventuali responsabilità che legano la cupola della criminalità organizzata a personalità della magistratura, delle forze dell’ordine e della massoneria deviata.

intervista Ingroia e Bova

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 Lo Stato non ha potuto o non ha voluto la cattura di Matteo Messina Denaro?

Bova – Questa è una domanda che tuttora io ritengo legittima, perché le gravissime omissioni, i gravissimi errori che sono emersi da questa mia inchiesta giornalistica mi hanno lasciato questo sospetto. È chiaramente una domanda che resta aperta e spero che qualcuno possa cogliere il testimone e approfondire ulteriormente per chiarire se non è stato possibile o non  è stata voluta questa cattura.

IngroiaSono sempre stato appassionato della teoria del doppio  Stato, e a tal ragione io  penso che lo Stato in Italia, soprattutto su queste tematiche, sia uno Stato che ha una doppia faccia, una doppia logica e che spesso ci sono uomini che stanno in una parte di Stato e uomini che stanno  dall’altra parte. Quindi per rispondere alla domanda, ci sono alcuni uomini di Stato che non hanno potuto catturare il Messina Denaro perché altri uomini di Stato non hanno voluto. Questa è la mia teoria, certo non ho elementi specifici per dire tizio e caio sono quelli che non hanno voluto la cattura, ma credo che solo così si possa spiegare.

Cosa intende con latitante di Stato?

Bova Intendo che dopo  un trentennio a lanciare slogan del tipo “si stringe il cerchio, facciamo terra bruciata” era arrivato il momento di fare un approfondimento sul ruolo dello Stato, del Ministero degli Interni, del Ministero della Giustizia in questa grande caccia, e mi sono reso conto dai risultati di questa inchiesta che è nelle azioni dello Stato che si trovano i centimetri che hanno concesso la latitanza a Messina Denaro. Io non parlo di omissioni volontarie,  quindi con responsabilità di  tenerlo libero, ma sicuramente viene cercato in maniera errata. Per questo lo definisco latitante di Stato, poiché continua ad esserlo per i limiti delle nostre istituzioni.

IngroiaIo ritengo che il vero motivo per cui la mafia non è soltanto una organizzazione criminale ma organizzazione di potere criminale, sia addebitabile alle  molte aderenze e coperture di componenti deviate dello Stato e così come ci sono state purtroppo diverse stragi di Stato, ci sono anche i latitanti di Stato.

L’impossibilità voluta o non voluta di catturarlo insieme ai tanti, troppi scandali che hanno macchiato certa magistratura e certa politica compiacenti, come ha concretamente influenzato la fiducia dei privati cittadini nell’esercizio della giustizia?

BovaIo credo che una delle storie portanti di questo libro è la vicenda che ha riguardato l’ex finanziere Carlo Pulici: non può che scoraggiare il cittadino rispetto all’immagine di una giustizia giusta. Mi sono posto più volte il dubbio se Pulici fosse realmente un delinquente, se tutte le persone che gli avevano dato sostegno lo erano altrettanto. Sono arrivato alla conclusione che non è proprio così: le carte ci dicono chiaramente che quelle indagini e quei processi non sarebbero mai dovuti neppure iniziare, e invece si sono svolti e hanno finito per tirare per le gambe i magistrati che stavano collaborando per la caccia a Messina Denaro,  la dottoressa  Teresa Principato e il dottore Marcello Viola.

 Ingroia L’autore del libro ha citato la vicenda dell’ex finanziere Carlo Pulici, di cui sono l’avvocato e quindi lo conosco a fondo. Io spero che prima o poi la giustizia sappia riparare ai tanti danni commessi nei confronti di Pulici e  dei magistrati Principato e Viola. Ad oggi, non c’è stata nessuna giusta riparazione per i gravi danni causati e comunque rimane il fatto gravissimo che Messina Denaro si poteva catturare probabilmente  se non fossero stati fermati questi investigatori.

 Rispetto a tutta la verità sulle piste affossate, quali sono le responsabilità della magistratura, forze dell’ordine e massoneria deviate?

Bova – Racconto nel mio libro le piste affossate  come diretta conseguenza di tutto ciò che è accaduto a Pulici, perché spesso c’è la tentazione a pensare che poi questi gravissimi errori sono senza conseguenze. Invece in questo caso non sono state soltanto umane nei confronti di queste persone, ma sono state anche investigative.  Quei  filoni, quelle indagini, quelle piste sono state chiuse, abbandonate al loro destino, indagini che avevano dato soddisfazione agli investigatori per mesi. Fra queste quella sulla massoneria, quella sulle presunte protezioni massoniche. Lì bisogna guardare un attimino indietro nella storia e il dott. Ingroia ci potrebbe aiutare nel capire perché ogni qualvolta la Procura di Palermo  si è trovata a indagare su vicende che riguardano la massoneria l’esito è sempre lo stesso, l’archiviazione. Il sospetto diventa quindi più che legittimo, sembra quasi che questi investigatori siano stati frenati, bloccati, perché si stava andando ad un livello diverso, ad un segmento superiore e intoccabile che finora è rimasto inesplorato.

 Ingroia – La figura di Matteo Messina Denaro, per quello che emerge dai vari frammenti di indagini,  è che fra tutti i grossi latitanti ricercati in questi decenni sia quello più vicino a questo crinale di rapporti con la massoneria. Probabilmente proprio la vicinanza a questi ambienti è la spiegazione più convincente sul motivo per cui sia tuttora ancora latitante. Ci sono stati tanti depistaggi, tante coperture e tante fallite catture.

 Quando si parla oggi di mafia, sicuramente si è lontani dal periodo del fenomeno stragista che noi conosciamo. Oggi concretamente cosa è la mafia, in cosa si è evoluta?

BovaMi sono fatto l’idea, attraverso l’evoluzione dell’intelligence e delle analisi su questo settore, che negli anni 90 è avvenuta una sorta di switch,   di divisione, anche del territorio in cui la mafia “stracciona” ha continuato a gestire i suoi piccoli business e continua a farlo cercando possibilmente di ricostruire una cupola come ai vecchi tempi. In quello stesso periodo c’è stato chi ha capito di dovere abbandonare questi territori e “ i peri incritati” e guardare alla finanza. Quindi credo che sia, a ragione di questa grande divisione degli anni 90, che noi sappiamo benissimo che la mafia “ stracciona “ oggi è in carcere, e quando domani verrà scarcerata ci tornerà a stretto giro. Invece la mafia intelligente,  che frequenta l’economia, noi non abbiamo assolutamente idea né  da chi sia composta né dove localizzarla.

Ingroia La mafia ha iniziato soprattutto sul finire degli anni ‘80 e primi anni ‘90 quella fase che noi abbiamo chiamato finanziarizzazione della mafia: è diventata quella della finanza, dei colletti bianchi, definita in tanti modi, invisibile, trasparente, dedita agli affari perché la scelta stragista ha causato, pagandone le conseguenze, una visibilità è un inasprimento della reazione dello Stato. Per cercare di tornare alla vecchia convivenza tra mafia e società perbene, tra virgolette, occorreva una faccia pulita ed è la mafia di oggi.
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