A Termini Imerese sulle tracce di Mussolini

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Tra gli anni venti e quaranta del novecento la nostra città era tappezzata di scritte di propaganda fascista; e, per come in tanti ancora ricordano, se ne trovavano pure all’interno di talune chiese. Una, particolarmente significativa, campeggiava nel muro della casa che vedete in foto. Siamo nella odierna via Falcone e Borsellino, già via Mazzarino; strada che però in quegli anni, ed in omaggio alla storica marcia su Roma, si chiamava via 28 Ottobre.

La scritta di cui vi parlo era una delle celebri frasi attribuite a Mussolini ovvero: “E’ l’aratro che traccia il solco ma è la spada che lo difende” ; e, visto l’argomento, i locali responsabili del fascio, avevano avuto un motivo ben valido per collocarla proprio in quel posto. Era infatti quella la prima casa che in quegli anni si incontrava arrivando in città; e da li passavano tanti contadini termitani che giornalmente si recavano al lavoro nei campi. Contadini che in grande maggioranza erano proprio dei simpatizzanti del Duce, ed erano iscritti in massa alla locale sezione del “Sindacato Fascista Agricoltori”.

E probabilmente non fu quindi un caso anche il fatto che i “viddani” di Termini, sia attraverso il comune, sia con il loro sindacato, furono tra i primi ad aderire con entusiasmo, ad una significativa iniziativa. Di cosa si tratta e del perché vi ho parlato anche di un aratro, lo capirete subito leggendo il documento comunale che qui vi riporto:

“…..Veduta la circolare del 4 febbraio scorso, (1923) pervenuta a questo ufficio il 22 detto, con la quale il Comitato Siciliano per l’offerta di un aratro d’oro a S.E. Benito Mussolini chiede l’adesione di questo Comune a tale iniziativa ed il contributo relativo. Ritenuto che risponde ad un ambito dovere l’offrire un segno simbolico a S.E. Benito Mussolini ideatore e propulsore della Battaglia del Grano; Ritenuto che il pensiero del comitato siciliano sorto per l’oggetto di offrire un aratro d’oro è il vero segno simbolico a dimostrare la gratitudine verso il Capo del Governo peri provvedimenti emanati onde intensificare la cultura granaria…”

In Sicilia si era quindi costituito un comitato per raccogliere fondi e donare al Duce un aratro d’oro; iniziativa a cui il comune di Termini non si era ovviamente sottratto stanziando la bella somma di lire 300; anche in considerazione del fatto che allo stesso era stata già concessa la cittadinanza onoraria. E comunque, venuto a conoscenza di tale idea, Mussolini attraverso il Ministero fece trasmettere una garbata lettera con la quale, ringraziandoli, invitava gli organizzatori a soprassedere da tale intento, ritenendolo non necessario e poco sobrio. E così, il “Comitato dell’Aratro d’Oro”, di cui faceva parte anche Termini Imerese, si sciolse.
Nelle foto si vede la casa di via Falcone e Borsellino con ancora visibile il muro dove c’era la scritta; di cui ancora, e se pur a fatica, si legge qualcosa; ed in particolare la parola “solco” che si nota in primo piano.

Contenuto a cura di Nando Cimino


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