La Polizia Penitenziaria a Termini Imerese

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Ieri a Roma con una sobria cerimonia in Piazza del Popolo, è stato celebrato il 207° anniversario della Polizia Penitenziaria.

Ormai da secoli, questo corpo è presente e ben conosciuto anche a Termini Imerese; città dove, sin dal lontano passato, esiste un carcere giudiziario.

La foto che vedete è la prima in assoluto che oltre cento anni fa venne scattata per immortalare l’intero gruppo delle guardie carcerarie e di impiegati e dirigenti, che componevano il personale in servizio nel nuovo carcere; allora detto dei Cavallacci.

Ne faceva parte anche mio nonno materno, originario di Milazzo in provincia di Messina, che per tanti anni indossò orgogliosamente quella divisa.

Tanti di loro, e questo fino nei primi anni sessanta del secolo scorso, per opportunità di vicinanza, abitarono in una adiacente e graziosa viuzza che si chiamava, e ancora oggi si chiama, via delle Spine. Oltre alla mia famiglia ricordo personalmente dei vari Messina, Capizzi, Cardella, Pedi, che non erano orginari di Termini ma che qui in gran parte rimasero anche alla fine della loro attività.

Proprio per questa sua caratteristica, la via era popolarmente conosciuta pure come “a strata ri vardia carcereri”; insomma un rione particolare compreso anche tra la via delle Capre, la via Amato e la via delle Mandrie, dove era cosa abituale incontrare gente in divisa.

L’iter burocratico per la costruzione del nuovo carcere era iniziato nel 1909. Ma, per come si deduce da taluni documenti, i lavori, poi in gran parte affidati alla ditta “Agostino Balsamo di Giuseppe”, erano ancora da iniziare nel 1911 e per contratto sarebbero dovuti durare 30 mesi. Ma, come sempre accade, si protrassero ben oltre la data stabilita; e anche se l’istituto era già stato inaugurato nel 1914, in realtà non risultò del tutto completato ancora per qualche anno.

Il carcere dei Cavallacci, situato in via Zara nella zona anticamente conosciuta come contrada della Garita, è oggi intitolato alla memoria del ViceBrigadiere Antonino Burrafato.

A cura di Nando Cimino 
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