Accoltellamento al ristorante a Termini Imerese: cuoco cinese va ai domiciliari

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Va ai domiciliari Liu Xiaolong, il cuoco cinese che era stato arrestato dai carabinieri per tentato omicidio per futili motivi lo scorso 3 luglio, all’interno del Gohan Japanese Restaurant di via Garibaldi a Termini Imerese (clicca qui).

Il tribunale della libertà ha accolto la richiesta di riesame proposta dalla difesa curata dagli avvocati Giovanni La Bua e Alessandra La Rocca. L’accoglimento della richiesta sta nel fatto che  il tribunale ha ritenuto che non c’è il forte pericolo della reiterazione di reati della stessa indole per cui in sostituzione della custodia cautelare in carcere ha disposto gli arresti domiciliari nel luogo del domicilio dichiarato dal cuoco e cioè a Termini Imerese.

La proprietà, dice il legale, ritiene che lo chef cinese, che ha moglie e tre figlie, è una perla di lavoratore.

Lo scorso 7 luglio, in tribunale, la ricostruzione dei fatti da parte dello chef cinese non aveva convinto il giudice, che lo aveva lascia in carcere. La paura era proprio la reiterazione del reato. La misura restrittiva in carcere era stata decisa dal tribunale di Termini in persona del giudice Gregorio Balsamo.

La pubblica accusa aveva chiesto la convalida del fermo e l’applicazione della misura in carcere.  
La battaglia legale, annunciata in quella sede della difesa, ha sortito il suo effetto.

A caldo, infatti, l’avvocato Giovanni La Bua del foro di Palermo aveva annunciato la richiesta di riesame per la revoca della custodia cautelare in carcere. Lo chef cinese è accusato di avere accoltellato al collo il cameriere di origini marocchine, JöuJø Støøtö. Il fatto è accaduto, lunedì 3 luglio, all’interno del Gohan Japanese Restaurant. Nell’udienza di convalida lo scorso 7 luglio il cuoco cinese si era presentato accompagnato dagli agenti di polizia penitenziaria e con al seguito l’interprete Federica Huang. 

Lo chef aveva risposto alle domande e, dopo avere fornito generalità, residenza e domicilio, aveva ricostruito il fatto. 
«Stavo preparando la cena e sono stato aggredito  dal ragazzo musulmano – aveva dichiarato il cuoco cinese – Mi ha insultato e strappato la maglietta. Mi ha dato un pugno in faccia e mi sono caduti gli occhiali. Mi sono protetto il viso e avevo il coltello in mano. Ho avuto paura. La cucina è piccola e angusta. Un ragazzo del Bangladesh è intervenuto per mettere la calma. Volevo proteggermi il viso, ma la lama ha tagliato il collo».

A cura di Fabio Lo Bono, GDS
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