In vacanza con i nonni: perché no?

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Il nonno è una figura bella e importante per un bambino e l’estate è la stagione più ricca di opportunità per approfondire la conoscenza tra nipotini e nonni, soprattutto se vivono lontani.

«Avvicinarsi più profondamente a loro nel bambino aumenta la sicurezza e l’autostima», sottolinea Livia Cavadini, psicologa dell’infanzia e della famiglia. «Quanto più il bambino sente di avere intorno persone che lo amano, tanto più getta basi positive per la sua identità. Inoltre, sperimentare i ritmi e le abitudini di persone più anziane ha un valore educativo e di arricchimento. E comunque, anche se i nonni si occupano di lui durante l’anno, in ferie sono svincolati da orari e dalla routine, e questo permette di dedicarsi al nipotino con più serenità».

Affidare il proprio figlio ai nonni è anche l’occasione per mamma e papà di tirare un po’ il fiato – magari mentre stanno ancora lavorando – e di recuperare la dimensione di coppia.
Però, perché l’esperienza sia davvero felice e possa diventare un bel ricordo per tutti, è necessaria un po’ di organizzazione: soprattutto se il piccolo e i nonni non sono abituati a trascorrere molto tempo insieme, può essere utile un dialogo per stabilire come procedere in caso di capricci e malinconie.

«L’età “giusta” per la prima vacanza con i nonni dipende dal bambino, e dal rapporto che ha con i parenti», sottolinea la psicologa. «Se sono lontani e li conosce poco, non è consigliabile lasciarlo a loro per due settimane filate: sarebbe meglio qualche incontro prima, per esempio cominciando con un weekend. Se c’è già una normale frequentazione, il rischio è minore: ma vale comunque la pena di fare una prova, per esempio lasciando il nipotino a dormire dai nonni una sera che i genitori escono a cena. È anche necessario preparare il bambino: magari facendogli vedere su un libro il luogo dove andrà, parlargli delle persone con cui sarà in contatto (nonni, zii, cuginetti…) e anche del fatto che mamma e papà non ci saranno, ma senza enfatizzare troppo l’assenza».

Anche il luogo di vacanza può fare la differenza. «Il bambino non avrà accanto a sé i genitori e non dormirà nemmeno nella sua cameretta», continua la psicologa. Se sarà ospite in casa dei nonni al mare, e la conosce già, non dovrebbero esserci problemi. Se invece la vacanza è in albergo, sarebbe meglio che almeno un genitore trascorresse con lui un paio di giorni prima di lasciarlo ai nonni, così da agevolare l’ambientamento». In ogni caso, è bene che i genitori siano sereni: «Altrimenti, se il piccolo sente che la mamma è turbata e ansiosa, vivrà male la vacanza. Pensiamo invece che è un’occasione da non perdere: perché gli permette di accumulare esperienze diverse, di non rimanere in città quando non c’è nulla da fare o i suoi amici sono lontani, di aumentare la sua autonomia con persone fidate. Una telefonata al giorno ci può stare, non di più.

Deve essere breve, magari alla sera, come saluto della buona notte: il bimbo può raccontare quello che ha fatto durante il giorno e mamma e papà devono dirgli che sono contenti che si sta divertendo Vietate frasi come “Mi manchi tanto” o “Vuoi che la mamma venga lì?”». Ma se invece il bambino piange? «Prima di precipitarsi a riprenderlo, vale la pena di chiedere ai nonni il loro parere e fare affidamento sulla loro capacità di gestire la situazione. Solo se diventa difficoltoso per loro, l’ideale sarebbe raggiungere il bambino durante il weekend, e quindi provare a lasciarlo di nuovo da solo».

«I nonni sono una risorsa in un’Italia dove le vacanze di genitori e figli non sempre coincidono, anche per una scarsa attenzione alla famiglia», sottolinea padre Giovanni Calcara, domenicano del Convento San Domenico di Palermo.

Padre Giovanni Calcara

«Se il ragazzino è più grandicello e preferirebbe passare le vacanze dove ci sono suoi pari, ma le possibilità della famiglia non lo consentono, è bene sottolineare con pazienza i vantaggi: la possibilità di scoprire luoghi nuovi, magari in una bella località di mare – dove gli altri devono pagare per poterci andare! -, di conoscere nuovi amici, di rivedere i cuginetti che nel frattempo sono cresciuti come lui e con i quali può avere dialogo. Non solo: se i nonni abitano in campagna, è anche l’occasione per imparare a gestire qualche attività nell’orto o con gli animali, attività che in città sono impossibili. C’è anche l’opportunità di andare alla scoperta delle tradizioni e della storia della famiglia: in questo, bisogna chiedere la collaborazione dei nonni perché facciano sì che il nipotino non venga trattato come un ospite parcheggiato da loro, ma come membro a tutti gli effetti della famiglia, per tutto il periodo previsto. E quindi ben venga anche l’andare con la nonna al mercato a fare la spesa o dare una mano in casa, con la possibilità poi di uscire con i cugini, magari più grandi, per andare a prendere un gelato o per andare al mare».

Mariateresa Truncellito
In “Maria con te” n. 23 del 4 giugno

 
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