San Giovanni a Termini Imerese: fine di una storia antica

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A Termini Imerese il culto nei confronti di San Giovanni il Battista risale a tempi antichissimi; ed in suo onore fu eretta anche una bella chiesetta che, oltre al vicino quartiere, da ancora oggi il nome anche alla sottostante rada nei pressi del fiume San Leonardo e che si chiama proprio “Punta di San Giuvanni”.

Il luogo di culto fu costruito nel 1508 e fu anche sede del Sovrano Militare Ordine dei Cavalieri di Malta che qualche anno fa, attraverso la Fondazione Marullo, ne ha restaurato il campanile; unico ed ultimo segno rimasto di quella antica presenza.

La chiesa fu per molti secoli punto di riferimento per la religiosità di tanti termitani; poi, abbandonata al degrado, finì con l’essere abbattuta dai nostri amministratori. Già nel 1890 il sindaco Cav. Giacinto Lo Faso ne aveva fatto togliere i dipinti e pure un organo che venne affidato a tale Frate Agostino e trasportato nella chiesa della Madonna della Catena. Ma la chiesa era stata anche oggetto di profanazione; e da quel che si evince anche dal tenore dei documenti, era ormai diventata luogo preferito dalle prostitute che li si appartavano per il loro mercimonio. Si poteva salvare quel piccolo scrigno di arte e di fede? SI. – Ma non ci fu la volontà politica per farlo!

I documenti ci narrano infatti la vera storia della fine di questa chiesa e ci dicono che in città si era formato un movimento popolare, capeggiato da un “testardo” sacerdote che aveva deciso di farsi carico delle spese di recupero del tempio e di riaprirlo al culto. A tal proposito vi riporto integralmente la richiesta, verbalizzata ed esaminata dai nostri amministratori, nella seduta di Consiglio del 9 gennaio 1917:

“…..Ill.mo signor Sindaco, Pregiatissimi signori Assessori, Onorevoli Consiglieri. Ritorno con maggiore fede e con più sicura speranza su di una mia antica domanda che allora, per molteplici circostanze, e di natura diversa, non si ebbe l’esito desiderato. A nessuna delle SS.II. è sconosciuta la ben misera condizione in cui trovasi ridotta la chiesetta di San Giovanni, un giorno così bella, così artisticamente architettonica, da occupare un degno posto nelle principali guide che illustrano la nostra Sicilia, e tale da attirare l’attenzione e destare l’ammirazione dei forestieri; oggi dirupata, cadente, ricettacolo di oscenità riprovevoli ed indegne del nostro secolo così innanzi nel progresso e nella civiltà. Pertanto, spinto dal duplice sentimento della Fede e dell’amore per la nostra Termini, così bella, così grande nei suoi storici ricordi , mi permetto tornare a pregare ancora una vola le SS.II. Perché con benevola condiscendenza volessero concedermi la predetta chiesa che io mi riprometto di ristorare e di riaprire al culto, conservandone inalterata la forma architettonica , non che il terrazzino laterale alla chiesa (adibito a concimaia)…..Fiducioso sentitamente ringrazio, doverosamente ossequio. Termini Imerese 10 agosto 1917 – Sacerdote Indovina Salvatore..”

Ma la risposta che tutti speravano positiva, visto il costo zero per il comune, non arrivò. Finì che la chiesa continuò inesorabilmente a deteriorarsi; fin quando, tra i mugugni dei termitani e la disperazione di Padre Totò Indovina, con delibera del 6 marzo 1920 gli amministratori decisero di abbatterla. Ma perché, visto che il sacerdote era disposto a farsi carico delle spese? La risposta sta forse in una lite epistolare che si era verificata nel 1910 tra il sacerdote ed il comune per questioni legate all’oro della Madonna Assunta dei Cappuccini; chiesa di cui padre Indovina era responsabile. Una ripicca quindi? Chissà; sta di fatto che la chiesa fu abbattuta concludendo così miseramente la sua storia.

(Foto condivisa da Fabio Chiaramonte)
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