Palermo: gli studenti dell’istituto comprensivo “Colozza-Bonfiglio” alla scoperta degli antichi mestieri

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E’ la classe terza B, secondaria di primo grado del plesso Bonfiglio, diretto dalla professoressa Valeria Catalano, che ha visitato la bottega di Arcangelo Ganci, dove si lavorano giunco, vimini, corda, paglia di Vienna. I ragazzi hanno mostrato molto entusiasmo, ricambiato dagli artigiani, che dopo i duri mesi dell’emergenza Covid, hanno apprezzato il movimento di tanta vitalità giovanile, fra i loro manufatti.

Al timone della comitiva studentesca e del progetto, sono le insegnanti, Cetti Maggio e Valeria Intravaia, accompagnate durante la visita, dalle docenti Letizia Ferra, Laura Grimaldi e Roberta Testa. L’iniziativa s’inserisce nell’ambito del progetto Erasmus d’istituto: “Let’s revive disappearing crafts of Europe together”, la classe è stata coinvolta nelle attività del progetto in lingua inglese e quattro alunni, Alma Cardella, Simone Ciná, Simone Lo Piccolo e Christian Maggio, parteciperanno all’attività formativa in Polonia, dal 14 al 18 marzo.

La bottega Ganci sorge nelle vicinanze di Porta Carini, ed è stata fondata nel 1956 da Vincenzo Ganci, presente all’incontro con gli alunni assieme al figlio Arcangelo, che ha spiegato ai giovani le fasi di lavorazione del vimini. Con la stessa tecnica usata nei secoli scorsi i Ganci fabbricano tavoli, sedie, nasse, lampadari e cesti di vimini, borse, ventagli e orecchini, questi capolavori
artigianali sono realizzati con l’intreccio di rami lunghi e flessibili.

“Gli artigiani, coloro che il mestiere lo hanno affidato alla passione e alle mani-afferma la dirigente, Valeria Catalano- che con cura cuciono, intrecciano, danno vita a trame e legano passati e vite, narrano ai nostri giovani la storia, sono memoria, tramandano un’eredità preziosa che non possiamo permettere che venga perduta. Vogliamo farla vivere, resistere e continuare, attraverso occhi curiosi e racconti magici, legando la loro esperienza alle vite di chi continuerà a mantenere la tradizione viva, così da non
rendere vana un’opera tanto inestimabile. È la nostra storia e noi ne facciamo memoria viva”.

 
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