Padre Calcara: “San Domenico ci insegna a vedere Maria tra noi”

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Padre Giovanni Calcara

La memoria liturgica celebra da sempre la morte o, meglio la nascita al Cielo, di san Domenico l’8 agosto 1221, ma Lui in realtà è mancato il giorno 6 a Bologna. Il suo corpo è conservato nell’omonima basilica. Per questa festa speciale frate Giovanni Calcara, domenicano del santuario di San Domenico a Soriano (provincia Vibo Valentia) ha scritto un inno, Uomo tutto di Dio, con Claudio Misuraca (vedi you tube). Il legame di Domenico con la Vergine è strettissimo: Lui è definito il santo del Rosario, preghiera da intendere come contemplazione del Vangelo. La stessa fondazione dell’ordine domenicano è attribuita all’intercessione della Vergine: come rappresentato nel quadro titolo?? del pittore Mattia Preti, Gesù stava per distruggere la terra, tutta sotto il giogo del peccato, quando Maria intercede e con le sue mani frena le saette e ottiene da Suo Figlio la fondazione di un ordine, quello domenicano, che combatte l’errore e converte il cuore degli uomini prima del Giudizio Universale. Gli episodi più importanti della vita di san Domenico sono connotati dal rapporto con la Vergine. «Possiamo cominciare dalla conversione delle catare, eretiche che credevano nella contrapposizione tra spirito e materia, tra bene e male: queste donne facevano vita comune nel sud della Francia. Domenico chiede pregando intensamente la Madonna: cosa posso fare per loro? La risposta non tarda a venire: la Vergine gli indica un luogo, Montpellier, e una chiesa dove realizzare una comunità», spiega frate Giovanni Calcara. Di fatto questo è il primo “atto costitutivo” della fondazione dell’ordine domenicano che all’inizio non era composto da frati ma da monache! Domenico aveva un dialogo e un rapporto di amicizia continuo con Maria anche attraverso le visioni. Vedeva la Vergine intenta a benedire i frati, a proteggerli sotto il suo manto, a suggerire loro ciò che dovevano dire. «Maria è sempre con noi: è persino la stilista del nostro abito, la cui cinta ha sulla sinistra la corona» dice padre Calcara. Il Rosario spiega a tutti, anche ai semplici, agli analfabeti, i misteri della Fede. Sarà il domenicano beato Alan de la Roche a codificare dopo la metà del 1400 questa preghiera così come la conosciamo e a fondare le Congregazioni. La prima fu a Colonia, poi, si diffusero in tutta Europa. E’ molto interessante ricordare che fino ad allora queste congreghe erano legate alle professioni, (muratori, cestai, farmacisti..), ma, da ora in poi, con il Rosario sono diventate inter-classiste, non tengono conto delle barriere sociali! I domenicani, su suggerimento di Maria, non sono solo frati della preghiera: San Pietro da Verona nella seconda metà del duecento affianca alle congregazioni mariane quelle delle opere della misericordia. Maria è Madre, pensa sempre a come stanno i suoi figli e fra le promesse che Alan de la Roche aveva ricevuto dalla Vergine, la nona è particolarmente toccante, Lei dice: “libererò prontamente dal Purgatorio le anime devote del Rosario”. Nel Giudizio Universale nella Cappella Sistina si vede proprio un’anima che viene sollevata dal Purgatorio attraverso la corona. Fino alla metà del 1400, prima di Alan de la Roche, san Domenico era raffigurato con il Vangelo fra le mani, dopo avrà sempre la corona. Dal 1500 la devozione della preghiera mariana si diffonde pienamente e dopo la Rivoluzione Francese viene istituto il Rosario Vivente da proporre ai bambini, ai ragazzi, consiste nella contemplazione quotidiana di un mistero al giorno (sempre lo stesso per un mese) e nella recita di dieci Ave Maria. Il Magistero della Chiesa riconosce i domenicani come custodi, propagatori, e diffusori di questa preghiera che, oggi, la famiglia domenicana continua a diffondere nonostante sia ormai un’orazione ufficiale. «Ancora una curiosità che sottolinea il legame fra noi e la Vergine: prima dell’approvazione dell’ordine da parte della chiesa avvenuta il 22 dicembre 1216 a Tolosa i domenicani venivano chiamati i frati di Maria. Oggi il nostro ordine ha il compito specifico di richiamare la necessità di far recitare il Rosario per la sua essenza contemplativa e recitativa», aggiunge padre Calcara. Non dimentichiamolo: questa preghiera è il Vangelo e il Vangelo è il Rosario! Senza la contemplazione dei misteri l’orazione rischia di diventare ripetitiva. E ancora: il Rosario non deve necessariamente essere recitato per intero, i cinque misteri si possono suddividere nel corso della giornata, come le Lodi e i Vespri. La storia dei domenicani è segnata dalla presenza di Maria, dalla Recita del Rosario, ma anche delle Litanie in onore della Vergine, queste ultime risalgono al 1254 quando il nostro beato Umberto de Romans decise che fossero recitate “al bisogno”: la loro efficacia era tale che le persone ne avevano persino paura. Infine, un fatto straordinario: si dice che il corpo di san Domenico riposi a Bologna, ma il suo spirito sia a Soriano. Qui, un frate nella notte fra il 14 e il 15 settembre 1530 ha ricevuto dalla Madonna, da Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria una tela che rappresenta san Domenico con un libro in mano. E’ l’unica apparizione al mondo in cui la Vergine porta un’immagine di un Santo. Ma se il Santo è Domenico, il suo apostolo, il gesto di Maria è più che mai comprensibile.

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