Termini Imerese: viva lu Santissimu Crucifissu

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La festa del Crocifisso di Termini Imerese che in questi ultimi anni grazie all’impegno della confraternita ha ripreso particolare vigore, era fin negli anni sessanta tra i più attesi ed importanti avvenimenti religiosi della città e si svolgeva con grande concorso di popolo.
 
Gli organizzatori giravano di casa in casa per la raccolta, ancor prima che nella chiesa, addobbata con drappi e festoni rossi, avesse inizio l’ottavario che precedeva l’atteso giorno della festa di maggio. La sera della vigilia il vespro solenne si concludeva con lo sparo di fuareddi davanti al sagrato; mentre l’indomani, giorno della ricorrenza, le messe iniziavano alle otto e finivano a mezzogiorno con una fragorosa maschiata.
 
Nei pressi della chiesa stazionavano per l’occasione anche alcune bancarelle; venditori di torrone e di calia e simenza e, per la gioia dei bambini, pure qualche giocattolaio. Nel pomeriggio, dopo i giochi popolari, l’attesa processione si snodava per le vie di Termini Alta con le tre immagini allora montate su tre diverse vare; ovvero il Cristo Crocifisso, l’Addolorata e San Giovanni.
 
I fercoli, preceduti dalle confraternite e dal clero e seguiti dalla banda musicale e dai numerosi fedeli, a seconda della larghezza delle strade attraversate, procedevano a volte affiancati a volte in fila indiana; e molte delle vie percorse dalla processione erano addobbate con ai balconi coperte ricamate e lampade accese. Accanto alla banda musicale non faceva mancare la sua assidua presenza anche Petru Zimma; personaggio che quelli della mia generazione hanno sicuramente conosciuto. Ma c’era pure Fra Marino che spesso, se pur claudicante, veniva giù a piedi dal Bragone.
 
Al calar della sera la luce fioca dei ceri con i canti e le invocazioni dei fedeli rendevano il tutto particolarmente suggestivo; ed al rientro, dopo la predica ed un breve concertino della banda musicale, sul sagrato si poteva assistere anche ai giochi d’artificio con tante girandole colorate.
 
L’indomani mattina era poi uso ritrovarsi di nuovo in chiesa dove, al termine di una breve cerimonia e prima che le tre statue fossero riposte nella loro cappella, si “spugghiava u Signuri”; ovvero si toglievano quei pochi elementi che avevano ornato le tre statue e si distribuivano ai fedeli i fiori benedetti che erano stati usati per l’addobbo delle vare. Mi ricordo perfettamente che i fiori rossi erano allora quasi tutti gerani, e che durante tale operazione si intonavano canti e lodi del tipo: “…E griramu a tutti l’uri…Viva Cristu Redenturi. E chiamamulu cchiù spissu…Viva lu Santissimu Crucifissu”.
(Nella foto condivisa da Fabio Chiaramonte la processione negli anni ’50)


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