Il morso di un cane e un post al centro della lite: assolto imprenditore termitano

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Il cane di un imprenditore termitano ha morso alla gamba un professore universitario e la vicenda finisce in tribunale.

Il giudice di Termini Imerese Vittorio Alcamo ha assolto un imprenditore termitano dai reati di lesioni colpose e diffamazione e lo ha condannato a 300 euro di multa per il reato di percosse.

I fatti risalgono al 2018 un professore termitano si presentava dai carabinieri di Termini Imerese per presentare denuncia contro l’imprenditore. Il docente asseriva che il cane del vicino, un grosso molosso, era uscito dal cancello lasciato aperto ed incustodito dal proprietario e lo aveva aggredito e morso alla gamba sinistra. Secondo la vittima l’imprenditore dopo un alterco lo avrebbe colpito con uno schiaffo al viso.

Infine, l’imprenditore avrebbe pubblicato un post su Facebook dove avrebbe offeso e dileggiato il professore. Durante il dibattimento l’imprenditore, assistito dall’avvocato Salvatore Palmisano, si è sempre difeso affermando che il cane non aveva mai morso il professore. Il legale nel corso del processo ha dimostrato che nel certificato del pronto soccorso da un lato si leggeva che il paziente riferiva che era stato morso alla coscia sinistra, e che invece la anamnesi e la successiva diagnosi riguardavano un morso alla coscia destra.

Avv. Salvatore Palmisano

Inoltre, il legale faceva rilevare che quel giorno il cancello dell’imprenditore era stato lasciato aperto, seppur per pochi secondi, dal padre dell’imputato, mentre quest’ultimo si trovava dentro la villetta a riposare. Nessuna colpa poteva essere attribuita all’imputato per un fatto avvenuto in sua assenza.

Infine, l’avvocato sosteneva che nessuna diffamazione ci poteva essere stata con il post su Facebook perché il professore, in assenza dell’indicazione delle sue generalità, non poteva essere stato individuato da nessuno. Il giudice h accolto le tesi del legale e ha assolto l’imprenditore dal reato di lesioni colpose per non aver commesso il fatto, lo ha assolto dal reato di diffamazione perché il fatto non sussiste, e lo ha condannato alla sola pena pecuniaria di euro 300 per il reato di percosse.
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