Già in quella giornata i militari dell’Arma erano riusciti a ricostruire i movimenti del responsabile della rapina, individuando l’autovettura utilizzata, risultata poi di proprietà della moglie dell’arrestato. Durante tutte le ricerche svolte lo scorso 24 dicembre tuttavia l’Immesi non era stato rintracciato presso la propria abitazione a Palermo né in alcun altro luogo, ma all’interno della macchina, rinvenuta parcheggiata sotto casa, i militari avevano trovato un cappellino del tutto simile a quello utilizzato dal rapinatore e il taglierino con cui era stato minacciato il dipendente delle Poste durante la rapina.
La successiva attività d’indagine ha consentito di acquisire ulteriori elementi sulla colpevolezza dell’Immesi per il quale, dopo le valutazioni del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Termini Imerese, su richiesta della Procura della Repubblica, è stato emesso il citato provvedimento di misura cautelare, con ausilio del braccialetto elettronico.
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