Termini Imerese: tragedia in mare, la storia

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Contenuto a cura di Nando Cimino 

La notizia impiegò qualche giorno prima di arrivare; ma, quando giunse, fece immediatamente il giro della città gettando nello sconforto l’intera comunità che, attonita, si strinse nel dolore insieme ai tanti parenti e amici, colpiti da quella immane tragedia.

Era il 17 marzo del 1891 quando, a causa della fitta nebbia, il piroscafo “Utopia” entrando nel porto di Gibilterra speronava violentemente la corazzata inglese “Anson” impegnata in lavori di scandaglio.

Erano da poco passate le 6,30 del pomeriggio; e la nave, tra le grida disperate dei viaggiatori e i fari delle altre imbarcazioni che subito avevano incominiato a illuminare la zona, senza possibilità di scampo affondava nel giro di pochi minuti portando con se centinaia di passeggeri di terza classe, che in quel momento erano sottocoperta.

Fu una strage! Morirono anche 10 dei 28 termitani che si trovavano a bordo; povera gente che era partita per l’America in cerca di fortuna.
Questi erano i nomi dei nostri concittadini che si erano imbarcati nel porto di Palermo in quella nave della “morte”.

Si trattava di;
Mascari Lorenzo di mestiere bracciante agricolo, Cirà Agostino contadino, Spalla Gaetano contadino, Iannarino Saverio pescatore, Iannarino Antonio pescatore, Rini Matteo pescatore, ancora un Rini Matteo pure lui pescatore e probabilmente cugini, Sansone Francesco pescatore, Vazzano o Vazzana Pietro muratore, Gentile Ignazio contadino, Lombardo Anna contadina, Gentile Santo contadino, Gentile Antonina contadina, Gentile Rosalia contadina, Gentile Maria casalinga, Catalano Giuseppe pescatore, La Mantia Marianna pescatore, La Mantia Bartolomeo pescatore, Marcellino Agostino conciapelli, Istorio o forse Pistorio Antonino (a), Lombardo Michele pescatore, Ciantro Giacomo pescatore, Mercurio Cosimo pescatore, Iannarino Liborio pescatore, Iannarino Maria pescatore, Cusimano Giuseppe pescatore, Palumbo Giacomo pescatore, Rini Alberto pescatore.

Riportato in un successivo elenco della Gazzetta Ufficiale, e probabilmente imbarcato come clandestino, anche un altro nostro concittadino. Si trattava di tale Sansone Paolo di Michele, un bambino di soli dieci anni che, in quanto superstite minorenne, fu rimpatriato nel porto di Napoli.
Si trattò di una tragedia della emigrazione, che la nostra città ha purtroppo dimenticato; e la cui storia, fin dove mi è stato possibile, ho ricostruito in un opuscolo che, chi volesse, può richiedere in stampa presso la tipografia Corso.

(Immagine d’epoca condivisa sul web)

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