Termini Imerese: la mia prima volta al Belvedere

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Credo sarà capitato a parecchi. Ma probabilmente in pochi, così come me, avranno avuto la possibilità di immortalare questo ricordo che oggi voglio condividere con tutti voi.

Parlo della prima volta in cui, ancora bambini, vi hanno portato al Belvedere; luogo simbolo della nostra città che tante storie ha vissuto e tante ne avrebbe da raccontare.

La foto che vedete risale al febbraio del 1950; e mi ritrae in braccio a mia madre Giuseppina con accanto mio padre Loreto. Era la mia prima uscita pubblica; infatti, essendo nato agli inizi di gennaio, avevo poco più di un mese e mezzo. Mia madre, alla quale una volta chiesi maggiori dettagli, mi disse che fu fatta nei giorni di carnevale.

Quindi potrei dire che sotto certi aspetti sono stato un predestinato; infatti, oltre a respirare subito l’aria del nostro Belvedere, sicuramente ne presi una bella boccata anche di quella carnevalesca. Aria che poi avrà fatto il suo effetto spingendomi, un po di anni dopo, ad amare questa nostra antica festa, ed esserne in qualche maniera anche uno dei protagonisti.

Da quella foto sono passati ben 75 anni; ed io, ovviamente, non ricordo proprio nulla di quel giorno e di quei momenti, che invece immagino felici per i miei genitori i quali, così come capita ancora oggi a tante mamme, avranno ricevuto i complimenti di amici e parenti che incontrandoci si fermavano a guardarmi.

Un luogo di socialità come è il nostro Belvedere, a quei tempi molto frequentato soprattutto da famiglie, può evocare anche tanti di questi piacevoli ricordi; che, nel loro piccolo, fanno parte della storia popolare della nostra città. Il recente ammodernamento ci presenta un luogo un po diverso, al quale presto ci abitueremo; un luogo che mi piace immaginare come un quaderno nuovo con le pagine ancora vuote dove, ognuno di noi, potrà scrivere altre storie e altre emozioni.
Al belvedere, luogo simbolo ed identitario per tutti i termitani, ha dedicato una magnifica poesia anche il prof. Giuseppe Sunseri, e che qui voglio condividere con voi.

 Nando Cimino

BELVEDERE A TERMINI IMERESE

Il Creato,
è vero,
è tutto miracolo:
misteri,
bellezze,
amore…
Il passeggero,
qui, a Termini Imerese,
ammirando, crede
che il Belvedere
è sogno docile di Paradiso…
Est. Ovest, Nord:
lo sguardo vaga
ed ogni scenario,
che va cambiando,
rende il pensiero poliforme…
Est-Sud-Est:
lontano,
la visione di Cefalù,
vecchia ed elegante,
protetta dalla rocca…
Poi le Madonie,
montagne grigio-azzurre;
aggrappata,
alla cima di un poggio stupendo,
Gibilmanna serenatrice;
fra due gruppi di monti
e un canalone,
Gratteri generosa;
poi le colline,
sempre di verde chiaro,
di Làscari
e di Campo Felice;
e il gigante vicino;
il Monte Euràko,
guardiano di sospiri,
amico della luna
a primavera;
giù, deliziosa conchiglia di mare,
Imèra antica.
Nord:
la distesa lontana
del Tirreno
e il suo canto,
giù alla riva,
e i pescherecci
al porticciolo,
sognanti
spume sempre bianche
e lavoro insonne…
Ovest-Nord-Ovest:
la Ginestra,
Sant’Elia, Porticello, Solànto,
e su, in alto,
Solùnto fenicia,
e Capo Zafferano;
nello sfondo, sfumato di grigio e di rosa,
il monte Pellegrino,
innamorato sempre
di Palermo,
col suo abbraccio
senza fine;
Belvedere di Termini Imerese:
marine, montagne,
colline, ricordi,
e, nella notte,
mille luci
in lontananza…
le palme lucide,
l’insinuarsi nelle ampie foglie
del vento lieve
che sale dal Tirreno,
sussurrando le favole d’Ulisse…
…l’estasi delle sirene…
l’oblìo, teneramente…

(Giuseppe “Pinè” Sunseri)

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