Termini Imerese: la domenica a chiazza

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Quello di cui vi parlo oggi è un pezzo di storia popolare della nostra città; in parte legato ai miei ricordi di bambino, ma anche a quelli di altri, che di me sono più grandicelli, e che ancora ne conservano memoria.

In passato, e questo fin negli anni cinquanta del novecento, capitava spesso che la domenica mattina “a chiazza” arrivasse il cantastorie. Precisiamo subito che, almeno per quelli della mia generazione, “a chiazza” era la piazza Umberto I e non certo piazza Duomo.

Era infatti quello il vero centro della città; e anche il passeggio si svolgeva principalmente nella via del Monte, sua naturale prosecuzione, e oggi denominata via Mazzini. E li, la domenica mattina già di buonora, spesso arrivava anche il cantastorie.

Montava il suo traballante palchetto accanto alla farmacia Vittorio; posizionava due assi di legno, tirava su le sue tele e, appena pronto, richiamava l’attenzione dei passanti per iniziare il suo spettacolo. Pur se in maniera romanzata e con particolare enfasi, il cantastorie, a differenza del puparu, raccontava storie vere e fatti di cronaca; e questo impressionava il numeroso pubblico.

Infatti il grande cartellone di tela bianca sembrava la pagina di un giornale dove, come fossero delle fotografie, erano disegnate le varie scene con didascalie; episodi che egli, aiutandosi anche con una bacchetta, illustrava agli astanti. Il pubblico era perlopiù composto da anziani; in genere uomini. E spesso si trattava di contadini che, svegli di buon mattino, dopo avere ammulatu u zappuni o esser stati dal fabbro a firrari u sceccu, indossavano u vistitu ra ruminica e andavano “a chiazza”. Dalle nostre parti il più conosciuto era Cicciu Busacca da Paternò; che si accompagnava anche con la chitarra.

Venivano cantatie cuntati racconti popolari come la storia di Turi Giulianu da Montelepre o di Peppi Musulinu u calabrisi; e poi pure di delitti d’onore, di santi e di emigrazione. Temi che accendevano la curiosità e i commenti dei presenti. Ricordo pure che nella stessa piazza Umberto I ogni tanto veniva anche quello che chiamavamo “l’uomo del filo”.

Era un equilibrista che stendeva il suo filo d’acciao dal balcone del Caffè La Rocca, dove è oggi il fotografo Marrix, fino a quello della casa opposta.

Vi saliva tenendo in mano una lunga asta di legno e iniziava la sua passeggiata. Sotto, un folto pubblico che nel frattempo si era radunato, assisteva nel più rigoroso silenzio; lanciando qualche gridolino solo quando l’uomo, agile e mingherlino, dava l’impressione di cadere. Alla fine, tra gli applausi liberatori per la meta raggiunta e lo scampato pericolo, una ragazza passava con il piattino a raccogliere le offerte. Nella piazza, aperto anche di domenica, teneva banco anche Don Firdinannu u spiziali. Il dott. Ferdinando Vittorio infatti, tra formule e alambicchi, trovava sempre il tempo di affacciarsi alla porta e discutere di politica o di altre amenità, con i tanti che lo conoscevano e si intrattenevano con lui. Passava così la domenica “a chiazza”; luogo di ritrovo preferito dai termitani e vero e proprio salotto “En plein air”.

Nella foto il cantastorie Ciccio Busacca e Piazza Umberto I. Testo a cura di Nando Cimino 

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