Se l’ansia per il creato provoca disturbi alimentari

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Da una serie di studi, tra i giovanissimi si diffonde la coincidenza tra lo stress causato dalle
brutte notizie ambientali e le disfunzioni a livello nutrizionale. E’ importante riaccendere la
speranza.

La ricerca medica sta esplorando un possibile legame tra i disturbi dell’alimentazione e le
eco-preoccupazioni, una gamma di emozioni — ansia, tristezza, impotenza, rabbia —
legate ai cambiamenti climatici.

Tra giovani e giovanissimi le scelte “etiche”, come seguire
una dieta rigorosamente vegana per salvaguardare gli animali, a volte possono essere
una copertura per comportamenti non salutari a tavola: a quali segnali dovrebbe prestare
attenzione un genitore, prima che si trasformino in un vero disturbo? «Di eco-ansia si parla
molto», conferma Benedetta Comazzi, psicologa a Milano. «Un po’ perché è connessa a
quello che sta accadendo davvero al pianeta, un po’ perché questo neologismo piace
molto ai media.

La preoccupazione crescente e le paure verso il futuro sono legati agli
sconvolgimenti naturali, agli effetti del riscaldamento globale con calamità meteo e
geologiche che sempre più spesso colpiscono anche l’Italia, e all’impatto che l’attività
umana ha sulla Terra. Ma sono alimentati anche dal bombardamento continuo di notizie
allarmanti, amplificate dai social media e dalle piattaforme on line, creando un senso di
urgenza e di impotenza, sia pure col tentativo lodevole di risvegliare un sentimento di
responsabilità collettiva.

I nuovi media, cioè social e siti, sono “frequentati” soprattutto dai
giovani, che sono anche i più influenzabili e quindi finiscono per sentire il peso della
responsabilità più di altre generazioni. Anche perché giovani e adolescenti pensano che il
loro futuro dipenda anche dalle loro scelte di vita, dalle loro scelte alimentari, mentre gli
adulti possono vivere l’eco-ansia con un maggiore senso di rassegnazione, di impotenza o
di rabbia. Sicuramente questa maggiore consapevolezza verso l’impatto ambientale dei
nostri comportamenti ha influito sul modo in cui mangiamo e favorito lo sviluppo di prodotti
alimentari “alternativi”, per esempio gli hamburger vegetali, e di stili alimentari diversi
rispetto alla classica dieta mediterranea.

Se il scegliere una dieta vegetariana o vegana di
per sé non significa automaticamente seguire una dieta restrittiva o pericolosa per la
salute, a volte può essere usato come “copertura” – allo stesso modo di “non bevo latte
perché mi gonfia, non tocco i carboidrati perché sono intollerante, lo zucchero è un veleno”
– da chi soffre di un disturbo psichico del comportamento alimentare, come altre “bugie”,
anche perché non sempre chi ne soffre lo manifesta a livello fisico (salvo il caso di gravi
forme di anoressia)».

Ma allora, da genitore, a che cosa bisogna prestare attenzione? «Non tanto al fatto che la
figlia o il figlio smetta di mangiare carne, pesce latticini e formaggi, ma per esempio a
perdite o aumento di peso inspiegabili, alla tendenza a saltare i pasti, a mangiare da soli, a
manifestazioni un po’ ossessive per il cibo sano a tutti costi e a “rituali” a tavola, al
conteggio minuzioso delle calorie, all’uso continuo della bilancia per pesare le porzioni, ai
continui confronti con gli altri, all’autocritica feroce verso se stessi, alla rinuncia ad attività
piacevoli soprattutto se coinvolgono il cibo (tipo l’uscita alla fine dell’anno scolastico per
mangiare la pizza, partecipazioni a picnic…), all’ossessione per l’esercizio fisico, la
palestra, la corsa, alla presenza frequente di emozioni come rabbia, rimuginio, sbalzi
d’umore, paura di perdere il controllo. Comportamenti che singolarmente possono non
volere dire nulla, soprattutto in un adolescente o in un giovane adulto, ma se ci sono tutti e
sempre diventano un campanello d’allarme».

Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento San Domenico di Palermo, «Dio
ha creato l’uomo perché potesse continuare l’opera della creazione e della salvezza,
tenendo conto come dice san Paolo, che la stessa creazione geme e soffre nell’attesa di

Padre Giovanni Calcara

essere liberata dalle doglie del peccato per rigeneraci alla vita nuova: quindi c’è una
dimensione spirituale, teologica del rapporto con la natura di cui l’uomo è custode e non
padrone. Gli sconvolgimenti climatici hanno portato i ragazzi, sulla scia di Greta Thunberg,
ma anche dello stesso papa Francesco che con l’enciclica Laudato si’ ha richiamato
l’attenzione verso i peccati ecologici, a rendersi conto come, invece di mantenerla e
valorizzarla, stiamo facendo di tutto per distruggere Madre Natura, la Terra che ci ha
generato. Naturalmente bisogna sempre armonizzare tutti i valori: facciamo parte del
Creato, ma la dignità della persona deve essere la chiave di volta per risolvere qualsiasi
problema, dall’ecologia alla giustizia alla violenza. Al centro c’è sempre l’uomo, a
immagine e somiglianza di Dio. Se questa armonia viene meno, ecco l’attivismo violento o
le ossessioni. Nelle quali, certo, possono nascondersi paure, ansia, incapacità di
rispondere delle proprie fragilità. E allora si assolutizza, ci si si rifugia in un mondo ideale
che non esiste, facendolo diventare il criterio – ruolo che invece dovrebbe spettare alla
fede, capace di compiere il miracolo dell’armonia dei valori – con cui leggere la realtà, con
perdita di fiducia negli altri e speranza nel futuro».

Mariateresa Truncellito
In “Maria con te” n. 36 del 7 settembre

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