Se il passaggio alle medie mette ansia

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Compagni e insegnanti nuovi, ambiente diverso… Non tutti i ragazzini reagiscono al
meglio a questi cambiamenti. Bisogna monitorarli e proteggerli, ma dietro le quinte. E
spingerli a parlare dei possibili ostacoli.

La scuola è appena cominciata, ma sono cominciate anche le prime ansie per i genitori: in
particolare per coloro che hanno un figlio o una figlia che sta affrontando con qualche
difficoltà il passaggio dalle elementari alle medie. È vero che non tutti i ragazzini riescono
a socializzare subito e a vivere con disinvoltura i cambiamenti, ma obiettivamente questo
“gradino scolastico” è un momento di transizione e una tappa importanti della crescita.

Può essere faticoso per molti bambini perché comporta una serie di cambiamenti
significativi in vari ambiti della loro vita. Gli orari sono più complessi, molteplici le materie e
gli insegnanti – ciascuno con proprie valutazioni e metodo – e gli scolari devono imparare a
gestire il tempo in modo più autonomo: c’è chi potrebbe sentirsi sopraffatto dal programma
più variegato e dalla responsabilità di organizzarsi senza l'aiuto costante di genitori o
insegnanti. Potrebbe esserci qualche compagno delle elementari, ma anche no: i gruppi si
mescolano, molti provengono da scuole e quartieri diversi, la dinamiche diventano più
articolate e qualche ragazzino potrebbe sentirsi escluso o avere difficoltà a farsi nuovi
amici. Può anche aumentare il livello di competizione, e i bambini potrebbero sentirsi sotto
pressione per ottenere buoni voti e per essere all'altezza delle aspettative di insegnanti e
genitori. «È sicuramente un passaggio delicato», conferma Benedetta Comazzi, psicologa
a Milano. «Anche più di quello delle medie alle superiori, perché oggi segna la fine
dell’infanzia: rispetto a un tempo, i bambini sono molto più emancipati e tendono a
crescere più in fretta, in termini di esperienze e abilità.

E quindi già alle medie devono
affrontare situazioni evolutive molto più avanzate. Sono però bambini, appunto, e il rischio
è possano trovarsi esposti a situazioni che ancora non sanno gestire. Qualcuno più
“infantile” può trovare come compagno di banco un ragazzino o una ragazzina più
smaliziata, magari più sviluppati fisicamente o con modi di fare, atteggiamenti e
comportamenti “da grandi”: ci sono ragazzine che a undici anni già sfoggiano unghie in gel
e piercing all’ombelico, mentre altre ancora vogliono dormire con la mamma quando sono
spaventate… Il rischio è che qualcuno si senta spaesato, non sappia più qual è il suo
posto e cosa sia giusto per la sua età. È importante che il genitore sia pronto a rispondere
alle domande, senza privare la figlia o il figlio di nuove esperienze, ma concedendole con
discernimento e lungimiranza. Bisogna monitorare i ragazzini, senza spaventarli, ma
proteggendoli in un passaggio che è giusto che facciano nel rispetto del loro livello
evolutivo: è utile parlare apertamente delle difficoltà e delle emozioni, facendo capire al
bambino che è normale sentirsi un po' persi o in difficoltà.

Creare una routine stabile per
aiutarlo a organizzarsi meglio e a ridurre lo stress. Favorire attività che lo aiutino a
integrarsi con i compagni. Celebrare anche i piccoli traguardi per far crescere la sua
fiducia. Collaborare con gli insegnanti per monitorare eventuali difficoltà scolastiche e
trovare strategie per affrontarle insieme. E stimolare il ragazzino facendogli notare gli
aspetti positivi di questa nuova esperienza: l’inizio di un differente ciclo scolastico è una
finestra che si apre su un mondo che può offrire tante sorprese e amicizie inattese».

Per padre Giovanni Calcara, domenicano del convento San Domenico di Palermo, «I
passaggi nodali nella vita sono tanti, si matura anche con le tappe, che sono una
conclusione e un inizio. È importante far capire ai ragazzi che quello dalle elementari alle
medie è un “salto” importante della loro crescita, una chiave di volta: non sono più bambini
e affronteranno modalità di studio nuove con compagni nuovi, e tutto servirà a costruire
una base che servirà loro per tutta la vita. Certo, il ragazzino può essere dispiaciuto

Padre Giovanni Calcara

perché non è più in classe con i compagni che sono stati con lui per cinque anni, ma vivrà
un’avventura con tante nuove scoperte. Ci saranno gioie, ma anche impegni da
mantenere, tempi di studio da organizzare meglio ma anche molte cose nuove da
imparare. I genitori aiutare i ragazzi a capire che proprio perché si diventa grandi, come si
cambiano i vestiti, le scarpe e i giochi, si può cambiare classe: è un itinerario verso il
sentirsi capaci di poter affrontare nuove sfide, avendo tutte le energie e le qualità
necessaire per affrontare i cambiamenti con un sorriso e fiducia e valorizzare i doni e i
talenti che il Signore ha dato a ciascuno di noi».

Mariateresa Truncellito
In “Maria con te”, n. 38 del 21 settembre

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