Sara Campanella: il profilo psicologico di Stefano Argentino con la dottoressa Iva Marino

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Troppi casi di femminicidio. Numeri sempre in aumento. L’ultimo caso, ha riguardato Sara Campanella, 27 anni e un’ossessione di uno stalker, un collega universitario che la strappata alla sua vita, alla sua famiglia.

Si chiama Stefano Argentino ed ha accoltellato a morte una giovane ragazza ventiduenne, scappato via con la lama ancora in mano.

“Basta, lasciami, basta!” Sono le ultime parole della giovane donna; la ragazza è rimasta piegata,  rimasta riversa in una pozza di sangue. La dottoressa Ivan Marino, psicologa comportamentale, ha analizzato Stefano, l’aguzzino di Sara.

Chi è Stefano Argentino? Il suo profilo della personalità

Capelli corti, un giubbotto ed uno zaino scuro, questo l’ identikit del giovane che ha ucciso Sara e che era in fuga verso la sua città d’ origine, Noto e adesso in stato di fermo. Poco presente nei social, studente presso la stessa università della vittima, Università di Messina, manifestava attenzioni continue e reiterava una condotta molesta e persecutoria. Povera Sara che ha attraversato un tunnel senza ritorno in una società archetipica dell’ aggressività, una società del Trauma e della violenza. 

Emblematica, oggi, la distruzione dei ” miti affettivi”, delle storie bruciate “dal bagliore dei giorni”. Simboli diffusi sono la solitudine esistenziale o ” l’ amore impossibile” Ed era proprio un amore impossibile quello di Stefano ed in ambito psicologico e psichiatrico un vero e proprio caso di Stalking! 

Quali le sue condizioni?

Lo stalker manifesta sempre, in generale, un’ evidente problematica nell’ aerea affettivo- emotiva, relazionale e comunicativa che non sempre corrisponde ad un preciso quadro psicopatologico. Interessante è delineare gli stili di attaccamento nei confronti delle vittime: parliamo di attaccamento affettivo-amoroso ed attaccamento persecutorio- irato. Stefano, ragazzo schivo, introverso non parlava mai con nessuno..poteva essere una sorta di ” corteggiatore impacciato” o, nella tipologia “un bisognoso d’affetto” con una chiara espressione del desiderio di contatto e di una costante vicinanza emotiva”, il che giustifica i ripetuti tentativi di avvicinamento e la frase “non mi sorride come in passato” Ma quel sorriso si è trasformato in dramma!

È emerso come manifestasse, verso la vittima, un attaccamento insicuro – ambivalente – ansioso, tipico dei comportamenti di Stalking. Gli individui che presentano questi pattern si caratterizzano per ansia nelle relazioni e tendono a mettere in atto comportamenti associati a gelosia e a rabbia verso il partner; comportamenti intrusivi, molesti e persecutori. In tutto ciò la vittima perseguitata manifesta sensazioni ed emozioni intense, che vanno da uno stato di allerta e di stress psicologico a stati di preoccupazione, di paura, di disprezzo per il molestatore e Sara lo aveva definito ..il suo persecutore, “malato”.

Violata la dimensione personale e privata, intenso il disturbo post traumatico da stress, le vittime esperiscono il tormento immenso! 

Ma quali le cause dello stalking? Gli stili di attaccamento come si è detto, la disregolazione affettiva, la mentalizzazione, l’ansia da separazione, la vergogna condizionata dalla svalutazione della vittima e soprattutto la dipendenza relazionale. E se “il legame desiderato” si trasforma in un’ ossessione che domina la mente, una questione pertinente alle emozioni, a pensieri intrusivi, si manifesta una ricerca compulsiva dell’ oggetto d’ amore a cui si lega una vasta gamma di elementi disfunzionali, una condizione senza la quale l’ esistenza appare perdere significato! E così Stefano gioca la partita, perdendo ..sferrando colpi per eliminare il dolore della perdita dell’ oggetto d’ amore mai avuto, dichiarando un vissuto emotivo caratterizzato dall’incertezza, dal disorientamento, dalla fragilità e dall’angoscia di far svanire, di distruggere il corpo della donna, sognato e desiderato. Uno stato patologico allorché la relazione è vissuta come condizione unica, indispensabile. Poco assimilato nel tempo magari nella sua vita il giusto equilibrio fra vicinanza e separazione. Magari è mancata la presenza di un genitore supportivo, rassicurante, sensibile nella vita del ragazzo.

Ecco cosa scatta nella mente di un ragazzo…il rifiuto provoca la rabbia e la rabbia la svalutazione dell’ oggetto d’ amore. Un vuoto interiore insostenibile per il senso di perdita e di abbandono.

Uomini sempre più aguzzini, cosa fare?

 È retorico dire che serve cambiare l’approccio culturale alla violenza, puntando di più sull’educazione? 

Viviamo un’era fluida a conduzione narcisistica, un’era contraddittoria, dilaniata da un estremo bisogno di.. ricevere attenzioni, dove l’altro è travestito da un implacabile individualismo, diffusa una cornice di incertezza e frammentazione, distrutti i miti affettivi, una società del torpore che genera mostri. La società, come la vita, spinta da due forze Eros che deriva dal dio greco dell’ amore e che rappresenta l’ istinto di vita o la pulsione di conservazione e Thanatos dal dio della morte che rappresenta la pulsione di distruzione. Oggi la società è fortemente Thanatos e poco Eros, rivolta dunque all’autodistruzione. Si avvertono una ridotta sensibilità e un impoverimento culturale. Occorre lavorare, a proposito di femminicidi, sulla risonanza emozionale, sulla capacità di comprendere gli stati mentali propri ed altrui. Ciò appartiene al mondo dell’ infanzia e lì che i bambini imparano a mentalizzare attraverso l’ interazione con i caregiver primari che li aiutano a comprendere ed a riflettere sui loro stati mentali. Ciò non avviene se ai bambini vengono trasmessi i valori della forza , anziché apprezzare quelli della sensibilità e dell’ empatia. 

Lavorare dunque sull’educazione, sulla sindrome del ” patriarca interiorizzato” su una pedagogia delle emozioni, sulla promozione dei valori di uguaglianza e sul rispetto reciproco. Promuovere in tutti i settori una campagna di sensibilizzazione dei diritti delle donne, studiare lo svantaggio, gli stereotipi, il sessismo. Ma soprattutto fornire immediato sostegno, supporto alle vittime, Sara una delle tante! Fondamentale il lavoro sul trauma, l’ approccio psicoterapeutico. 

La violenza un archetipo, un ciclo vitale che si declina in un nietzschiano ” terno ritorno”, una forza, una potenza: lavorare sulla prevenzione e sensibilizzazione è ineludibile!

 

 

 

 

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