È venuto a mancare il dott. Giuseppe Demma, specialista ortopedico, “Peppino” per tutti.
Di Peppino si può dire che era un “personaggio”. Al primo approccio appariva poco loquace, distante e quasi scorbutico. Ma era un atteggiamento che nascondeva la peculiare capacità di intervenire in una qualsiasi discussione con battute colte, appropriate, ironiche e talvolta sferzanti.
Si dice che le preparasse e che facesse anche delle prove, da attore professionista. Vero è che, quando dava la stura al repertorio (sempre aggiornato), manteneva l’espressione del viso apparentemente seria, quasi altezzosa.
Peppino, però, era un buono, oltre che un eccellente professionista. Ricordo quando mi fece stendere a faccia in giù sul lettino, facendo una rapida – quanto vigorosa –pressione sulla mia schiena (al crac pensai che mi avesse spezzato la spina dorsale), rimettendomi miracolosamente in sesto.
Dietro l’atteggiamento brusco nascondeva il cuore di un fanciullo, curava la sua collezione di giocattoli vintage e di altre memorie, di cui aveva riempito la casa della famiglia della mamma, Pusateri, nella strada Cavaleri(via Gregorio Ugdulena), dove avevano abitato e dove il padre medico, prima di lui, aveva lo studio.
L’edicola votiva che spicca sul prospetto della casa di via Ugdulena era la sua preoccupazione. Si riteneva responsabile, nei confronti degli avi, della puntuale custodia e della attenta manutenzione. Recentemente aveva eseguito degli interventi a salvaguardia di cui andava fiero. Il suo cruccio: quello di non conoscerne la storia e più volte mi aveva stimolato in tal senso. Ma non eravamo andati oltre la lettura dell’immagine: La Sacra Famiglia.
Ora, caro Peppino, hai la possibilità di chiedere direttamente al Patriarca San Giuseppe, di cui porti il nome, che certamente ti avrà accolto, assieme alla Madonna e al Bambino, come un caro parente che, mediante l’edicola, ha contribuito a custodire e tramandare il Loro ricordo.
A CURA DI ENZO GIUNTA
