Contenuto a cura di Nando Cimino
Anche quest’anno non poteva mancare; e così ecco arrivare, puntuale, la polemica. Stavolta a farne le spese è la grafica promo-pubblicitaria che raffigura le maschere simbolo del nostro carnevale, “u Nannu ca Nanna” che, per alcuni, appaiono troppo stilizzate.
Tali comunque da creare “imbarazzo” anche fra quanti, pur accettando cambiamenti e modernizzazioni, le trovano mal “trasfigurate”. Questa polemica, così come lo sono state tutte le altre, è pane per i denti del “Notaio Menzapinna” che, c’è da scommeterci, ne farà materia per una delle sue solite rime.
Ma dovendo fare un pò di storia, non si può non ricordare le tante altre volte in cui, contrasti e discussioni, hanno animato la nostra tradizionale festa. Già nel 1906, a proposito del carnevale termitano, un giornalista scriveva:
“…Carnevale non sei ancora morto?…ogni anno i moralisti ufficiali ti scagliano contro insulti e calunnie, aspettando ansiosi di seppellirti…”
Questo più di 120 anni fa. E cosa dire quando negli anni sessanta, con la moda dei capelloni, si volle mettere anche al nannu una bella parrucca bionda? Altro che scherzo; si scatenò il finimondo. E i tradizionalisti, anche in questo caso, inneggiarono alla morte del carnevale.
Sempre fra gli anni sessanta e settanta si chiacchierò, e pure tanto, sul fatto che a Termini Alta, nel bel mezzo della sfilata, gli studenti del C.U.T.I. fermarono il carro dei nanni, e con camici bianchi e ferri ginecologici, simularono un parto cesareo della nanna incinta. Si gridò allo scandalo; perchè, si disse, a osservare la scena c’erano anche tanti bambini. Ma nemmeno i carri sono stati esenti da discussioni e polemiche; in passato erano il commissario e pure l’arciprete che si recavano ai capannoni per dare il loro benestare sulla satira rappresentata. In tempi recenti, a uno dei costruttori che aveva raffigurato il papa, fu “consigliato” di apportare alcune modifiche. Anche li discussioni tra i pro e i contro. A questo si aggiunga pure quello che successe nel 2013 quando gli operai della ormai ex Fiat, bloccarono le sfilate dei carri allegorici per protesta contro la riforma Fornero.
E un prologo a questa stessa vicenda c’era pure stato nel 2011 a seguito della campagna pubblicitaria della Feedbek, società organizzatrice, che aveva lanciato lo slogan:
“RESTERETE SENZA FIAT…O” . Una frase a doppio senso che, ai più, sembrò fuori luogo e di dubbio gusto. Per l’occasione si riscaldò pure la politica; e l’allora sindaco Burrafato ebbe il suo bel da fare per sedare gli animi.
E vogliamo mettere le polemiche, recentissime e sempre attuali, che riguardano il pagamento del biglietto?
Ricordo a tal proposito che il carnevale termitano, che come si diceva ai tempi era “muntuvatu”, già negli anni sessanta, e forse primo in Sicilia, aveva pensato di chiedere una qualche forma di pagamento per assistere alle sfilate. Non c’era ancora l’autostrada, e la Pro Loco, con il placet degli amministratori, organizzò una sorta di posto di blocco a Porta Palermo, “invitando” chiunque arrivava con la macchina, a dare un contributo volontario (?) In cambio gli si offrivano coriandoli, cappellini, e trombette. E questa è storia!
