Come già da qualche tempo annunciato, questo sarà l’ultimo anno che mi vedrà impegnato nella stesura e nella lettura del “Tistamentu ru Nannu” del carnevale termitano.
Era il 1995 quando per la prima volta mi cimentai in questa “rischiosa” operazione; limitandomi, in quell’anno, ad elaborare testi che, in passato, erano stati scritti da altri. Con il trascorrere del tempo, e visto che mi lasciavano fare, ci ho preso gusto; e così ho pensato pure di dare dignità al personaggio del “Nutaru”, mettendogli un nome, “Menzapinna”, e creandone di fatto una maschera.
Cosa succederà dal prossimo anno non so dirvelo. Sopravviverà la maschera? Vedremo. Di certo non scomparirà il nome che potrebbe essere impegnato in altri ambiti e/o in altre situazioni. Oggi voglio invece parlarvi della tecnica che il notaio, o meglio il sottoscritto, ha finora utilizzato per scrivere il testamento.
La prima regola che mi sono imposto è stata quella di prediligere per la metrica, quartine a rime baciate, del tipo AABB; e questo semplicemente perché, rivolgendomi ad un pubblico vasto ed eterogeneo, le ritenevo più gradevoli o, come dico io, più musicali.
Scrivendo poi in lingua siciliana non potevo, ma per mia comodità, affidarmi alla grammatica, ovvero alla analisi logica; che, in una corretta sequenza, vorrebbe l’uso del soggetto, del predicato, e del complemento. In pratica ho fatto mio, applicandolo in grammatica, quel che diceva Totò; ovvero che alla fine: “…E’ la somma che fa il totale”
Vi faccio un esempio pratico. Se io scrivo “Il nonno va a scuola”, posso anche scrivere “A scuola il nonno va”, oppure “Va a scuola il nonno”. Il senso è uguale; ma questo, nel testamento, mi da la possibilità di giocare con le rime che, per l’occasione, possono diventare così:
“U nannu va a scola e ‘ncontra o zzu Nicola”
“A scola u nannu va, accumpagnatu ri so mà”
“Va a scola u nannu, e trasennu fici dannu”
Ecco…potrebbero essere dei consigli per il futuro Notaio !