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Non so se già allora, ma non credo, si parlasse di emergenza climatica; e soprattutto, visto che non c’erano industrie inquinanti e non circolavano ne macchine ne aerei, se qualcuno potesse addebitarne le cause all’uomo.
Io non sono certo uno scienziato e mi guarderò bene dal dare giudizi in merito; ma da “umile” cultore di storie locali non posso non annotare di come, già nei secoli passati, anche a Termini Imerese ebbero a verificarsi situazioni climatiche allarmanti.
E d’altronde tempeste, straripamenti di fiumi, lunghi periodi siccitosi che provocarono gravi carestie, sono ben relazionati in tanti documenti. Ecco per esempio cosa successe il 12 agosto del 1910 quando, nella parte bassa della città si vissero momenti veramente drammatici e si sfiorò la tragedia.
Dopo ore di pioggia incessante esondarono infatti il torrente Concerie, oggi non più visibile, ed il torrente Barratina; e le acque, come si evince dalle carte, in taluni punti raggiunsero anche i tre metri di altezza.
Restarono intrappolati e stavano per annegare alcuni alloggiati nella locanda Aurora a pochi passi dalla stazione ferroviaria, che gridavano aiuto disperati; e qualcuno anche sparando in aria con un fucile per attirare l’attenzione.
In loro soccorso giunsero in tanti; ma, come riporta un verbale comunale, si distinsero soprattutto il delegato della sezione di Termini Bassa signor Giovanni Toscano e i due agenti di pubblica sicurezza Salvatore Cerami ed Antonio Vinci che, con sprezzo del pericolo riuscirono a trarre in salvo gli sventurati.
Ai tre eroi l’amministrazione comunale assegnò un encomio, segnalando i loro nomi al Ministero per il conferimento della “…maggior ricompensa prevista dal regolamento…”.
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