Termini Imerese: dove si trova la chiesa di San Michele?

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Tra le tante chiese chiuse o trasformate ma comunque ancora individuabili, ce n’é invece una del tutto scomparsa dalla vista e dalla memoria di Termini Imerese; ed è la chiesa di San Michele Arcangelo.

Lo studioso Aldo Bacino che per primo consultò l’antico testo dove se ne parla, ipotizzava che tale chiesa potesse trovarsi nella zona della serpentina. Sarà stato veramente così? E’ certo che il sacerdote Don Giò Andrea Guarino autore di questo manoscritto che risale al settecento, la descrive come una struttura prossima al castello; e quindi nella zona circostante all’attuale Belvedere. Ed a giudicare da come ne parla doveva veramente essere carina. Ecco cosa riporta testualmente il Guarino:

“…..Fu poi detta chiesa di S. Michele Arcangelo nell’anno 1718, per cagione di far piano al Castello per le guerre imminenti, diroccata, ed io mi ricordo che essendo di età di anni 13 andai a vedere detta chiesa prima di smantellarsi, ed osservai la sepoltura delle Monache, nella quale vidi alcuni cadaveri ivi sepolti. La chiesa era di struttura quasi quadrata con due Altari, nell’Altar Maggiore vi era il quadro di Nostra Signora sotto titolo di Monserrato, al lato destro la figura di San Michele Arcangelo e nel lato sinistro una Santa Vergine; quale al presente è collocato nella Cappella di San Michele Arcangelo nella Parrocchia Coadiutrice // Di più, nell’altro Altare vi era la statua di Nostra Signora sotto titolo dell’Udienza che al presente è collocata in una Cappella a parte nella stessa Parrocchia, dirimpetto la porta piccola di detta chiesa…..”

Il Guarino ci parla quindi di una chiesa che sicuramente doveva essere molto antica e che venne abbattuta per rendere più agevole la difesa del castello in caso di guerra. Don Giò riporta anche di avere lui stesso visto tanti cadaveri di monache che erano sepolte in quel luogo sacro; e la cosa evidentemente lo aveva molto colpito perché all’epoca dei fatti era ancora un ragazzino. Oggi, se ancora esistente, quella chiesa avrebbe potuto raccontare tante altre belle storie di fede della nostra città.

(Nella foto di inizio novecento condivisa da Fabio Chiaramonte il panorama della città visto dalla rocca del castello)
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