Al via la protesta delle Guardie Giurate: presente anche una delegazione di Termini Imerese e della provincia VIDEO

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Una delegazione di Guardie Giurate di Termini Imerese e dei comuni della provincia di Palermo parteciperà alla mobilitazione di massa, in programma per questa mattina, degli oltre 7 mila gli addetti della vigilanza privata chiamati alla protesta in Sicilia.

“Lo stato dovrebbe intervenire riconoscendo un indennità  alle guardie giurate perché prestiamo servizio nelle strutture pubbliche e private,  nelle città, vigilando  anche i quartieri più pericolosi – ha affermato il termitano Michele Longo, Rsu della Uil (nella foto con Marianna Flauto, segretaria regionale Uil, Laura Vetere Rsa Sicuritalia e un gruppo di addetti alla sicurezza della provincia di Palermo) – Oggi siamo veri punti di riferimento per la sicurezza dei cittadini.  Siamo stati in prima linea come il personale sanitario nei giorni bui della pandemia. ppure ancora oggi siamo definiti  operai con la pistola e questa  situazione non è più ammisibile”.

I sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno confermato la protesta di questa mattina, con raduno in piazza Croci a Palermo,  per dirigersi in corteo verso la Prefettura, dove consegneranno un documento in cui spiegheranno le loro ragioni. I lavoratori denunciano un contratto fermo da 8 anni e una situazione normativa caotica, con bandi al massimo ribasso e pirateria contrattuale, con grave carenza di controlli.  

 

 

“Vogliamo far sentire la voce delle addette e degli addetti del settore – dichiarano Giuseppe Aiello, Giusi Sferruzza e Marianna Flauto rispettivamente di Filcams Sicilia, Fisascat Sicilia e Uiltucs Sicilia – Si rompa il silenzio assordante che attornia l’inaccettabile fase di stallo in cui versa la trattativa del rinnovo del contratto della vigilanza privata e servizi fiduciari. Istituzioni e parti datoriali ascoltino la voce dei lavoratori per i quali si rivendicano maggiori tutele, diritti e salari dignitosi. Si riconosca loro – continuano i sindacalisti – l’importante lavoro svolto quotidianamente.

Non si dimentichi l’impegno profuso per la collettività di  tutela e salvaguardia di beni e persone e i rischi a cui sono stati personalmente sottoposti nel difficilissimo periodo di emergenza pandemica, ma anche il lavoro svolto quotidianamente, vittime di rapine e aggressioni, e in alcuni casi hanno pagato con la loro stessa vita. È troppo facile ed estremamente riduttivo – chiosano Aiello, Sferruzza e Flauto – cancellare con un colpo di spugna i sacrifici, le paure, i pericoli a cui sono  sottoposti per svolgere servizi così sensibili e dei quali la società civile non può fare a meno. Il rinnovo del contratto di lavoro lo si deve a tutte le donne e agli uomini del settore ai quali  da oltre 8 anni non è riconosciuto nemmeno alcun aumento salariale”.

I tre sindacati, nei giorni scorsi, hanno inviato lettere di sensibilizzazione anche a tutti i committenti pubblici dove le imprese di vigilanza operano in appalto per ricordare loro che l’assegnazione di appalti sulla base delle retribuzioni previste dal contratto collettivo del settore si configurerebbe come atto di violazione indiretta del principio costituzionale, la cui responsabilità potrebbe ricadere in capo al committente stesso. “Ad aggravare una situazione già di suo molto complessa –  commentano i sindacalisti – si aggiunga il fatto che si paventa la possibilità che la maggior parte dei bandi attraverso i quali le società di vigilanza si aggiudicano gli appalti non prevedono una clausola automatica di adeguamento della tariffa del servizio a fronte dell’incremento salariale derivante dalla contrattazione nazionale
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