
Conclusi i bagordi e le frenesie del carnevale si entra in tempo di quaresima.
Ci attendono quaranta giorni di penitenza che inizieranno proprio oggi con la tradizionale imposizione delle ceneri.
Nella mia città, Termini Imerese, dove sin dall’ottocento tanti erano venuti ad abitare pure da altri centri della Sicilia, c’era chi magari riportando usi e costumi del proprio paese d’origine, chiamava questo periodo “tempu di quarantàna”.
E proprio il mercoledì delle ceneri si diceva: “Nesci tu porcu manciuni, trasi tu sarda salata, veni tu fimmina addisiata” – Si voleva con ciò significare che finito il carnevale paragonato a un “porcu manciuni”, arrivava la sarda salata ovvero la Quaresima; e poi si aspettava con ansia la “fimmina addisiata” ovvero la Pasqua. – In tutti subentrava come un senso di mestizia che si rifletteva anche nella vita di tutti i giorni.
I bambini venivano invitati a non fare schiamazzi ed anche la radio, per chi ne possedeva una, veniva ascoltata a basso volume.
C’erano poi delle particolari preghiere, alcune delle quali in forma di meditazione, che richiamavano proprio alla penitenza, e che le donne recitavano quotidianamente. Una di queste che mi venne riportata tanti anni fa da una anziana, mia vicina di casa, iniziava pressappoco così:
“…Lu populu detti la sintenza,
Barabba vinni libiratu,
Pilatu si lavò li manu,
e Gesù a la cruci è cunnanatu….”

Termini Imerese antichi proverbi: "Pi San Brasi a mirenna trasi"
Recitava così un antico proverbio in uso anche a Termini Imerese; e con ciò si voleva indicare che le giornate incominciavano ad allungarsi e nel pomeriggio i bambini, ma non solo loro, facevano anche la merenda. Nella mia città San Biagio si festeggiava nella vecchia chiesa di San Giacomo; che era ancora ben attiva fin…
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