Se la festa è per il bimbo, ma piace ai genitori

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Ci sono mamme e papà che nell’organizzare il compleanno dei figli, ne considerano poco
o nulla i desideri, per assecondare in tutto le proprie aspettative

Federico ha avuto la sua prima grande festa di compleanno a un anno, con nonni, zii,
cuginetti, ma anche tanti amici di mamma e papà. E adesso che sta per compiere 14 anni
è ancora così: i genitori hanno una chat apposita per diramare a tutti inviti e dettagli
organizzativi.

Oggi sono molti i genitori che cominciano a organizzare le feste dei figli
assai presto e non smettono nemmeno quando diventano maggiorenni. Spesso, però, più
che festicciole per gli infanti, questi super-party sembrano feste costruite per gli adulti –
magari pensando soprattutto a fare “bella figura”, qualche volta spendendo decisamente
troppo – con tutto il parentado costretto a partecipare e il festeggiato annoiatissimo, salvo
essere sommerso di regali più o meno azzeccati e graditi.

Ma come dovrebbe essere una festa a misura di bambino? «Scelta dal bambino», risponde con un sorriso Benedetta Comazzi, psicologa a Milano. «L’ideale sarebbe chiedere a lui o a lei cosa desidera, poi
ovviamente mediando con la realtà e le possibilità della famiglia. Però bisognerebbe dare
spazio al festeggiato e coinvolgerlo nei preparativi e nell’organizzazione, ovviamente se gli
fa piacere, senza farlo diventare un “lavoro”.  Poi la festa dovrebbe comprendere altri bambini, giochi e un’atmosfera ludica. In generale, la festa per bambini “a misura di grandi” si verifica quando i genitori vivono i figli come un prolungamento un po’ narcisistico di sé: “Più è bella la festa del mio bambino, più io valgo”, soddisfando così i propri bisogni e aspettative, annullando la volontà dei festeggiati».

Altra condizione psicologica che si può verificare è quella dei figli vissuti come riscatto: «Genitori che vogliono a tutti i costi dare ai figli ciò che loro non hanno potuto avere oppure che cercano di rimediare ai propri
insuccessi e fallimenti costringendo i figli a scelte che non corrispondono ai loro sogni. Il
rischio è che il bimbo di senta prevaricato dai genitori e dalle discussioni che spesso poi
emergono nella fase organizzativa».

Soluzioni? «Una potrebbe essere quella di
festeggiare con i parenti in un pranzo o una cena, e organizzare una festa solo per i
bambini al pomeriggio, così che il piccolo abbia un momento solo per lui e a sua misura. È
anche un modo per cominciare a far capire al bambino che anche nelle feste ci sono
momenti più ludici, altri più formali in cui si fanno cose diverse con persone differenti. Se
non è possibile, anche l’unica festa con gli adulti, comunque, dovrebbe dare priorità alle
esigenze del bambino, con addobbi, giochi e attenzioni soprattutto per lui e gli altri piccoli
invitati».
È d’accordo padre Giovanni Calcara, domenicano del convento di Soriano Calabro (Vibo
Valentia), «Credo che debbano essere i bambini a scegliere quale dovrebbe essere il
“loro” modo di festeggiare con altri bambini, senza imposizioni e scelte altrui di modalità e
invitati. E invece le feste di compleanno per la famiglia spesso sono espressione non solo
di allegria, spensieratezza ma di sfoggio del proprio benessere. Hanno perso il momento
di convivialità e di condivisione che non dovrebbe mancare, soprattutto nelle ricorrenze di
famiglia.

Padre Giovanni Calcara

I genitori ricercano un animatore a cui affidare i bambini, relegati in una zona
della casa o al “loro” tavolo, così che gli adulti possano stare indisturbati per conto loro.
Ma se ciò può essere accettato in un pranzo di nozze, non va bene durante il compleanno
di un bambino che ha diritto di festeggiare con e accanto i propri genitori, rispettandone le
esigenze. E ciò vale anche per la scelta di menù e i momenti di gioco. Certo, quando i
bambini crescono, sono soprattutto loro ad avanzare richieste, talvolta impegnative anche
economicamente, come un locale a disposizione, una band, cibo, abiti e ci sono famiglie
che arrivano a indebitarsi… Ma il compleanno, per i cristiani, dovrebbe essere
un’occasione per ringraziare il Signore del dono della vita e non sarebbe male un

momento di riflessione, tutti insieme – la famiglia e chi fa parte della vita del bambino – ,
sul significato di questa ricorrenza personale e sulla necessità che questo dono venga
messo a servizio degli altri. In quest’ottica, papa Francesco addirittura suggerisce che si
festeggi anche il giorno del battesimo, quando siamo nati alla vita eterna. Data assai
importante per chi ha fede, ma che la maggioranza di noi nemmeno ricorda o spesso
nemmeno sa».

Mariateresa Truncellito
In Maria con te, n. 3 del 15 gennaio
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