Termini Imerese: quando si metteva “U luttu a porta”

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Almeno a Termini Imerese, questa usanza è ormai del tutto scomparsa; ma, anche nella nostra città, era tradizione ben presente e radicata, almeno fin verso la fine degli anni sessanta.
 
Parlo del segnale di lutto che tanti, anzi tutti, mettevano alla porta per indicare che quella casa era stata colpita dalla morte di un qualche familiare.
 
Dopo le esequie infatti ci si premurava di procurarsi un pezzo di stoffa nera di forma rettangolare e lo si fissava, in genere di sbieco, su un’anta della porta; di solito quella che rimaneva sempre chiusa.
 
Ma spesso, sopra di questa, veniva messo pure un cartoncino con stampata una scritta inequivocabile con la quale veniva specificato il rapporto più prossimo di parentela che c’era tra l’inquilino rimasto in vita ed il defunto. Ecco perciò che vi si poteva trovare scritto: “Per la mia cara Mamma” o papà, o marito, o figli etc.
 
Insomma chi passava da quelle parti, veniva a conoscenza della triste situazione; e davanti a quella porta ed in segno di rispetto, procedeva con discrezione evitando anche di parlare a voce alta. La stessa cosa facevano i tanti venditori ambulanti e pure i bambini del quartiere; che, opportunamente avvertiti dai genitori, si tenevano lontani e non facevano schiamazzi nelle vicinanze. Il giorno del funerale, anche alla porta delle chiese dove veniva portato il feretro, veniva appeso un grande drappo nero.
 
Ricordo di averne visti anche con sfondo di color viola; colore che sappiamo bene essere, nella liturgia cristiano-cattolica, il colore del lutto e della penitenza.
 
Il lutto alla porta di casa rimaneva a lungo; ed in genere mai meno di un anno. La tempistica era comunque dettata dalla intimità del grado di parentela; più era stretto il rapporto più tempo passava prima che venisse tolto.


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