Petralia Soprana: si rinnova la tradizione de “La calata da tila”

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Collocata a Petralia Soprana la tradizionale “tila” di Pasqua, il telo che copre l’altare per tutto il tempo di Pasqua, dipinto nel 1890 dal pittore Corrado Tanasi.

Il mercoledì delle ceneri, con l’inizio del periodo della Quaresima, è tradizione che alcuni volontari si adoperino per la collocazione. Con il termine “Velatio“, si intende la velatura delle croci e delle immagini della chiesa esposta alla venerazione dei fedeli. Il sabato che precede la prima domenica di Passione, (quindi il sabato e la quarta settimana di Quaresima), finita la Messa e prima di Vespri si coprono le croci e le immagini della chiesa con veli violacei; le croci restano coperte fino al termine dell’adorazione della Croce da parte del celebrante il venerdì santo, le immagini fino al l’intonazione del Gloria nella messa della vigilia Pasquale.

In tale periodo solo le immagini della Via Crucis restano senza velo. Il giovedì santo la croce dell’altare maggiore, per il tempo della Messa, si copre con un velo bianco. Si tratta di un rito antico addirittura al IX secolo, cui penitenti di peccati gravi, sono stati riammessi alla comunione la mattina del Giovedì Santo, con un apposito rito. Nel tempo, poi, tutti i cristiani furono assimilati ai penitenti pubblici, per prepararsi in penitenza la Pasqua del Signore.

Così cominciò a diffondersi l’abitudine di nascondere ai fedeli d’altare, per mostrare visivamente gli aspetti del peccato che rompe la comunione con il Signore e ne oscura la visione. Citazione di B. Pascal: ” Gli uomini sono nelle tenebre e nella lontananza di Dio, che è nascosta la loro coscienza”.

A Petralia Soprana si colloca a tila con anticipo per essere sia resa visibile dal mercoledì delle ceneri. Da sempre, infatti, la liturgia si esprime in una ricchezza di segni sui Misteri celebrati sull’altare e il Concilio di Trento, ha esortato alla contemplazione e alla meditazione di questi. Nascondere i santi e di Cristo stesso aiuta ad alimentare l’attesa del giorno di Pasqua.

I veli che nascondono il Cristo alla nostra vista stanno anche a ricordare che quell’evento riaccade ancora oggi e dobbiamo scegliere se restare nelle tenebre o cercare la luce di Cristo. Ecco perché la notte di Pasqua si ricorre proprio un rito, a inizio della liturgia, di spegnere le luci della chiesa attendendo simbolicamente il momento in cui ritorna la luce con la resurrezione di Cristo. Alla mezzanotte, infatti, al canto del Gloria,   cade la tela mentre si sciolgono le campane, il lungo telone scuro (vi sono esemplari alti più di dieci metri) che ha nascosto il presbiterio nelle due settimane precedenti, viene lasciato precipitare giù, restituendo ai fedeli l’altare maggiore con il simulacro del Cristo risorto in bella vista: “a calata a tila” (calata della tela) della presenza di Cristo redentore di nuovo in mezzo a noi a liberarci e a salvarci nella fede.

A questo momento detto anche” a resuscita”,si legavano poi varie tradizioni popolari e contadine: come quella di trarre auspici  dal numero delle candele che rimanevano accese nonostante il forte spostamento d’aria generato dal repentino precipitare del telo.

Questo rito, in particolare a Petralia Soprana, ha fatto sorgere anche suggestioni un po’ scaramantiche  come la ” buona annata” data dal cadere del drappo in posizione dritta, se questa scende fluttuante o storta, o pendente da un lato solo, ci sarà prosecuzione pieno di sventure.

Questa tradizione si conserva anche oggi in molti centri della Sicilia: da Adrano e Belpasso a Nicolosi, da San Giovanni La Punta a Catenanuova, da Comiso a Petralia Sottana, fino alla chiesa di San Domenico a Palermo.
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