Gibilisco, cuore siracusano: una carriera dagli acuti memorabili

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Il mondo dell’atletica leggera è ricco di discipline: alcune sono a squadre, come ad esempio la staffetta, ma nella maggior parte dei casi è sempre una gara contro sé stessi, prima ancora che con gli avversari che stanno intorno.

Basti pensare al salto in alto, al salto in lungo oppure al salto con l’asta. Ogni finale necessita di nervi saldi, talento e sfrontatezza, ma è chiaro come nessuno arriva ad alti livelli senza un grande impegno e lavoro. Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le sorprese che hanno lasciato di stucco anche gli appassionati di scommesse, che ormai hanno la possibilità di piazzare puntate su qualsiasi aspetto anche in tempo reale, sfruttando piattaforme valide e affidabili come NetBet casino live.

Quando si parla di salto in alto, c’è un atleta che ogni appassionato di questa disciplina ha sentito almeno una volta, che ha tenuto altissimo il nome della Sicilia in tutto il mondo. Stiamo parlando ovviamente di Giuseppe Gibilisco, che è stato primatista mondiale in una sfida che, spesso e volentieri, è più che altro con i propri limiti.

Giuseppe Gibilisco e quei record che resistono da oltre quindici anni

Serve coraggio, ma serve anche pazienza e tempismo, oltre a una dose di nervi saldi fuori dal comune. I tentativi a disposizione per ciascuna misura da superare sono solamente tre. Ovviamente, chi sbaglia di meno ha un vantaggio in classifica e il siracusano Giuseppe Gibilisco conosce alla perfezione la sensazione di chi deve commettere meno errori possibile per portarsi a casa un titolo iridato.

Nato nel 1979, si avvicina prima all’atletica leggera e poi, all’età di 13 anni, conosce il salto con l’asta. A quell’età si va in seconda media, ma fin da subito Giuseppe mostra una grande e naturale predisposizione a questa disciplina. Non a caso, solo quattro anni più tardi, ecco che è già detentore di un record di tutto rispetto, ovvero il primato nazionale allievi, fissato a 5,05 metri.

Un record che, tra l’altro, permette a Gibilisco non solo di trasferirsi a Roma, ma anche di cominciare ad allenarsi presso il “Centro federale di Formia”. Qui, gli altri convergono in una direzione decisamente favorevole al siracusano, visto che fa conoscenza con Vitaly Petrov, il tecnico che ha guidato tutta la carriera di Sergey Bubka, mito del salto in alto, entrato nella storia più in generale dello sport mondiale.

Grazie alla sapiente guida di Petrov, Gibiliscono compie miglioramenti a vista d’occhio. Il bronzo conquistato nel 1998 ai Campionati Mondiali Juniores di Annecy, in Francia, con la misura di 5,20 m, spiegano alla perfezione i passi in avanti e un percorso che lo porterà al salto di qualità un anno più tardi, a luglio, quando a Cuxaven, in terra tedesca, sposta il suo record a 5,60 metri.

Nel 2000, ai suoi primi Giochi Olimpici, il siracusano non riesce ad andare oltre la decima posizione, dopo aver fallito tutti e tre i tentativi a quota 5,70 metri. Dopo un anno in cui Gibilisco fatica e non poco a stare su alti livelli, nel 2002 torna a saltare i 5,70, secondo nella finale di Coppa Europa, ma agli Europei del 2002 le cose non migliorano affatto.

La svolta arriva nel 2003

È il 2003 l’anno del rilancio per Gibilisco, che segna il suo personale record a 5,71 in Ucraina, stabilendo il primato italiano al coperto. Poi, al Golden Gala di Roma, salta i 5,82 metri all’aperto che gli valgono il record italiano. Ai Mondiali francesi di quell’anno, il siciliano affronta una finale incertissima e molto tesa, in cui tanti avversari si fanno divorare dalla tensione. Nel giro di pochi minuti da decimo passa al comando, saltando i 5,90 al primo tentativo. Game, set and match, direbbero gli inglesi: medaglia d’oro iridata e primato italiano, oltre che personale, in tasca. Nella finale olimpica del 2004, sfiora ancora una volta l’oro, superato solo all’ultimo da due americani, portando a casa in ogni caso la medaglia di bronzo. Il periodo più splendente della sua carriera si conclude sostanzialmente qui, salvo un acuto nel 2010 dove arriva quarto agli Europei di Barcellona. I suoi record italiani, outdoor e indoor, però, sono ancora intatti e chissà quanto dovremo aspettare prima di vederli crollare. 
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