La comunità piange Selene e il suo bimbo, ultimo saluto a Ravanusa

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Decine di palloncini, bianchi ed azzurri, alcuni dei quali a forma di cuore, si sono levati in volo al passaggio del feretro di Selene Pagliarello, che oggi avrebbe compiuto 31 anni, e mercoledì sarebbe diventata mamma del piccolo Samuele.

E’ stato questo il momento più straziante – con lacrime, singhiozzi ed urla – dell’addio alle nove bare con le vittime della tragedia di Ravanusa per l’esplosione del metanodotto che ha distrutto 4 palazzine e danneggiato 100 edifici.

Poco prima, il sindaco Carmelo D’Angelo, visibilmente commosso, aveva chiesto al ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e al presidente della Regione Nello Musumeci – che hanno partecipato ai funerali solenni svoltisi in piazza Primo Maggio – di “pensare alla ricostruzione”. “Si apra oggi il libro della concretezza per le decine di sfollati. Noi non dimenticheremo quello che è accaduto nel luogo più sicuro nella vita di ognuno di noi: la casa, intitoleremo una strada alle vittime della strage di via Trilussa, ma dobbiamo pensare alla ricostruzione. Questo è il momento del dolore e della commemorazione, ma dobbiamo pensare alle persone che non hanno più nulla”, ha detto.

Le esequie delle nove vittime della sciagura di Ravanusa, si sono svolte in un silenzio surreale, interrotto solo da lacrime disperate. A chiedere una risposta sulle cause della tragedia anche l’arcivescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano che ha officiato le solenni esequie: “Che senso ha tutto questo? Me lo chiedo insieme a voi – ha detto durante l’omelia – .Una tragedia che forse una maggiore prudenza ed attenzione avrebbe potuto evitare. Si è fatto buio nelle vite delle vittime, delle loro famiglie, di Ravanusa e Campobello di Licata dove abitavano Selene e Giuseppe e dove sarebbe arrivato il piccolo Samuele che non ha fatto in tempo a nascere, ma che era a pieno titolo uno di noi. Da questa, come da tante tragedie della storia, dobbiamo rialzarci”.

Ad ascoltare le parole dell’arcivescovo, in silenzio, alcuni abbracciati e coperti da un manto di lana, i familiari delle vittime. Poco distanti, fra le autorità, oltre al ministro Giovannini e al presidente della Regione Musumeci, anche il capo nazionale della Protezione civile Fabrizio Curcio e il prefetto Laura Leo che è a capo del dipartimento dei vigili del fuoco.
Tutti sono stati accolti dal prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa.

Le bare sono arrivate in corso Repubblica – listato a lutto con più corone di fiori, fra le quali spiccava quella gigantesca con la foto di Selene Pagliarello e Giuseppe Carmina e il cuore più piccolo con la scritta Samuele e un peluche – e in spalla sono state portate fino davanti alla chiesa Madre. Ad assistere alla cerimonia funebre, in divisa, indossando gli stessi caschi utilizzati nei giorni di ricerca e soccorsi fra le macerie, i vigili del fuoco. Parole di fede, poco prima della benedizione di tutti i presenti alla cerimonia funebre, sono state espresse da Eliana, moglie di Giuseppe Carmina: il pittore 33enne che è stato fra le ultime vittime estratte dalla montagna di detriti. “La casa è vuota, le bambine piangono – ha detto – ma con Cristo tutto diventa più sopportabile. Non fermiamoci al materiale perché tutto, con uno scoppio, viene distrutto. Il mio Peppe non è in quella bara perché lui vivrà per sempre”.

A pochi metri di distanza anche la cognata di Eliana, suor Agata che dal convento di Torino è rientrata a Ravanusa non appena ha avuto notizia della tragedia e che, per ore ed ore, ha atteso, piangendo e pregando, che i corpi del papà e del fratello Giuseppe venissero estratti dal garage dove si trovavano e sul quale sono crollati 4 solai. Stamani, il procuratore aggiunto Salvatore Vella, il pm Sara Varazi, i consulenti tecnici della Procura di Agrigento e i vigili del fuoco hanno fatto un sopralluogo nell’area del cratere apertosi in via Trilussa.
Verifiche e accertamenti tecnici, svolti dagli ingegneri che sono i consulenti della Procura, si sono allargate anche a tutta la devastata area circostante.

Fonte:ANSA
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