Il circolo di cultura “Luigi Capuana” in collaborazione con l’associazione “Scurpiddu” presentano il libro di Claudio D’Angelo “Gli Shekelesh e la rivoluzione dei popoli del mare”

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Il Circolo di Cultura “Luigi Capuana” in collaborazione con l’Associazione “Scurpiddu” presentano il libro di Claudio D’Angelo “Gli Shekelesh e la rivoluzione dei Popoli del mare” con prefazione di Paola Radici Colace.

La presentazione sarà sabato 2 ottobre 2021 alle ore 18.00 presso il Circolo di cultura “Luigi Capuana”, Piazza Buglio – Mineo. In esclusiva l’autore di questo interessante libro.

Claudio D’Angelo può parlarci del suo libro che presenterà il 2 ottobre a Mineo?

Fino ad oggi la storiografia ci ha parlato del periodo storico che va dal XIII al IX secolo avanti Cristo come di un’età buia, in cui avvenne un arretramento culturale, dovuto al collasso delle civiltà. L’aver approfondito le ricerche su questo periodo storico, ci consente di poter affermare che in quei secoli non avvenne alcun arretramento culturale; si trattò piuttosto di una fase necessaria per lo sviluppo e il progresso della cultura in cui, molti popoli sottomessi ai più grandi Imperi del Mediterraneo Orientale, trovarono la forza di ribellarsi dando origine a un’associazione di popoli indicata come: “Confederazione dei Popoli del Mare”.
E furono proprio i Popoli del Mare a rappresentare il braccio armato dei popoli sottomessi, grazie ai quali caddero l’uno dopo l’altro i regni Micenei, l’Impero Ittita, l’Impero Mitanno, i regni Cananei e implose l’Impero Egizio. Questo cambiamento “democratizzante” rispetto all’accentramento dei grandi Imperi, portò alla nascita di un nuovo sistema economico-sociale e politico rappresentato dalle Polis. L’arrivo da quei territori degli Shekelesh (Siculi orientali) in Sicilia, consentì un accrescimento culturale in anticipo di almeno 300 anni rispetto all’arrivo dei primi Greci.

Può darci una sua opinione sul Circolo di Cultura “Luigi Capuana” e l’Associazione “Scurpiddu”?

Innanzitutto voglio ringraziare pubblicamente il Circolo di Cultura “Luigi Capuana” per l’invito. Per me è un vero onore poter condividere con gli associati, in questa sede così prestigiosa, il mio ultimo volume “Gli Shekelesh e la rivoluzione dei Popoli del Mare”. Sono rimasto incredulo nel sapere che l’edificio ospita la sede del Circolo di Cultura “Luigi Capuana” fin dal 1841, e che fu lo stesso Capuana a utilizzarne le sale interne come “sala per la conversazione con i nobili”. Il pensiero di essere proprio io a tenere una conferenza in questo importante circolo e presso questi prestigiosi locali, mi riempie il cuore di gioia. Per quanto riguarda l’Associazione Scurpiddu devo confessare di avere trovato fin dal primo minuto un vero amico nel suo presidente, Giovanni Cuddè, persona con una capacità e disponibilità fuori dal comune. Ho conosciuto Giovanni in occasione dell’organizzazione della tratta della Trasversale Sicula Palikè/Mineo, cui ho partecipato sulle orme di Ducezio e dei Siculi insieme a Lia, la mia compagna di vita, come camminatori, e abbiamo trovato in Giovanni un organizzatore incredibile, pronto a comprenderci, pronto ad aiutarci e coccolarci.

Lei è un grande ammiratore di Mineo. Può spiegarci il perché?

Più che un ammiratore di Mineo posso dire di ritenerla la mia seconda città. È probabile che sono influenzato dal fatto che qui nacque il più grande re e condottiero dei Siculi che la storia ricordi, Ducezio, e che qui moltissimi angoli mi parlano di lui. Secondo me a Ducezio va riconosciuto un ruolo davvero importante nella nostra storia, fu difatti la guida e il liberatore dei Siculi e dei Sicelioti dalle oppressioni delle tirannidi, tant’è che il suo nome risuonò indelebile per molti secoli dopo la sua morte.
Permettetemi di aggiungere che, nonostante questa in città nacquero molti personaggi illustri e famosi, Mineo non ha fatto abbastanza per ricambiare la fama di questo suo straordinario figlio, Ducezio, un vero esempio da seguire, l’immagine più pura della libertà e della democrazia.

Come è nata in lei la passione per la storia?

Io sono un siculo-marchigiano, da padre trapanese e madre maceratese, e ho vissuto per più di venticinque anni proprio a Macerata. La mia passione per la storia e per i Siculi è nata proprio nelle Marche visto che, in maniera del tutto casuale, mi sono imbattuto nella presenza dei Siculi proprio in quella regione. Quando feci questa incredibile scoperta, in un primo momento non riuscivo a comprendere cosa ci facesse un popolo autoctono, barbaro e indigeno della Sicilia come i Siculi nelle Marche, ma poi, entrando nel merito delle ricerche, mi sono reso conto che, ben prima dei Latini e dei Piceni, il Piceno era interamente occupato dai Siculi. Fu allora che capii che li avevano letteralmente cancellati dalla storia e che occorreva tirarsi su le maniche per restituire dignità e giustizia a questo straordinario popolo.


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