L’uomo siciliano è autentico, non può nascondere i sentimenti, la propria natura ed indole per sempre

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Per l’uomo è spesso molto facile camuffare la propria natura. In relazione a determinate circostanze si appare diversi o all’opposto di ciò che si è realmente per scelta. E cercare di capire una persona non è un’operazione semplice ed immediata. Molti superficialmente si fermano all’apparenza. Ciò che sembra così diverso dalle proprie aspettative allontana, crea disinteresse e distanza già alla prima impressione,al primo approccio di conoscenza. Non tutti trovano “qualcosa di buono” nell’altro, non c’è voglia di ricercare, curiosità. Solo pochi, quelli più perspicaci, i più sensibili che posseggono doti speciali di deduzione, intuito, sensibilità,comprensione, ci riescono, poiché non si fanno intimidire e con audacia, spesso azzardando rintracciano il dolce in ciò che è spinoso ed arido quasi come  un fico d’india da scoprire nel suo sapore delicato, segretamente nascosto  ad alcuni, a chi ha proprio un animo poco comune.

Ma questo accade solo se c’è predisposizione nell’avere dedizione all’altro. È una rarità ma queste persone sono mosche bianche, sono angeli dagli occhi profondi che  curano   ferite  o sono di supporto per accrescere uno spirito, per prendersi cura di qualcuno per una semplice predisposizione.

Capita frequentemente di non voler uscire allo scoperto, di non ” farsi conoscere completamente ” o il tanto che basta ,  presentandosi all’opposto di ciò che sieè davvero per non voler mostrare possibili talloni d’Achille a chi potrebbe poi” colpire” proprio su questi ed usarli come arma soprattutto se già questo è avvenuto in passato, se si è stati una volta fragili, se si è dato tanto o troppo a chi poi si è dimostrato irriconoscente, accadrà così di essere cauti nei comportamenti assumerendo un atteggiamento opposto di quello usato in precedenza come autodifesa.

Ci saranno reazioni diverse : c’è chi si chiuderà in se stesso, chi inizierà ad avere meno confronto diventando introverso, spinoso, quasi intrattabile ed inavvicinabile,  chi tenderà a prendere il sopravvento sull’altro  diventando un dominatore  decidendo di avere più o meno inconsapevolmente, un rapporto con l’altro  verticale e non orizzontale.

Stare al di sopra di ogni situazione diventa la soluzione più comune, farsi vedere forte, sempre trionfante e  senza particolare interesse.

Chi fa credere di esserlo appare incorruttibile, infrangibile, impenetrabile, senza debolezza creando un’immagine vincente, sicura. Uno scudo. Una sorta di leader in ogni campo magari con un’ombra fitta di mistero che per qualcuno può apparire anche seducente, per certi aspetti forse ammaliante.

Questi contorni, sfaccettature caratteriali che si creano o aggiungono, saranno nuove caratteristiche ma sono pur sempre frutto di esperienze, un andare avanti con fatica, un bagaglio pesante spesso da portare ma che hanno caratterizzato una crescita,una nuova evoluzione, una persona nuova forse rigenerata dalle sue delusioni o dai suoi dolori.

Ma quanto è difficile mostrare sempre caparbietà, non chiedere mai aiuto.

Resistere autonvincendosi di non essere in grado di affondare e riemergere immediatamente  senza starci a pensare molto per non far cambiare opinione, immagine conquistata di sé, stima.

Quanto può essere stressante e difficile far credere di non aver bisogno di nessuno e quante energie, quanti sforzi nel rialzarsi continuamente, quanta carica serve per rimanere sempre a galla, per dire anche a se stessi di essere indistruttibili, senza emotività quando invece si è carichi di sentimenti, di amore ma si spegne a volte tutto per paura di essere delusi ancora, di essere feriti, scalfiti dentro ?. Quanti abbracci, quante parole dolci, quanti incoraggiamenti, quanto desiderio di essere capiti, di affidarsi all’altro che spesso viene invece represso e soffocato. Abbandonarsi a qualcuno diventa a quel punto complicato, è un lasciare la presa, quasi una sconfitta personale. Essere soli con sé stessi, la propria forza che consola. Quanto è invece sbagliato. Non è una caduta di stile, è umanità. È normalità.

Avere tutto ciò che manca lo si desidera ma appare solo come un bisogno istintivo, meccanico, un appagamento da soddisfare nell’immediato come un semplice uso, la strada più semplice da imboccare per riscattarsi ancora una volta da ogni punto di vista, per non dover “dipendere mai da nessuno” neppure da quello emozionale.

 

Indipendenza, affrancamento da ogni vincolo, da ogni peso, da ogni legame crea una fittizia corazza di diffidenza dalla quale molti preferiscono scappare o addirittura non avvicinarsi completamente camminando  lontano o di striscio, lateralmente, scanzando qualcosa che già sembra essere non solo distante ma anche una battaglia persa in partenza senza conquista. Ma questa è solo un guardare in superficie.

Nessuno non ha niente da dare, anzi ha tanto da offrire, solo non a tutti. Lo fa per chi merita. Apre in quel caso una porta nascosta piena di tesori unici che nessuno ha visto sorpassando poiché il suo animo misero non la faceva scorgere, troppo avido di apparenze ingannevoli. L’abito non fa il monaco dice il detto.

Far emergere una finta superiorità acida, vuole essere una copertura per capire chi può avere interesse reale e sincero ma vuole essere pure protezione personale contro ogni sofferenza, contro ogni superbia e cattiveria ricevuta.

Apparire emancipati è un riscatto per una vita che si vuole difendere ad ogni costo.

 

I siciliani però, si tradiscono per una semplice cosa : l’essere tradizionalisti, l’amare la propria terra con dedizione, rispettare le tradizioni, ogni autenticità e propria realtà delle radici identitarie, respirare a polmoni aperti tutto quello che li fa sentire a casa con principale cura ed attenzione verso la famiglia, mettendo sempre il cuore in ogni cosa che si faccia donandosi con disponibilità e magnanimo altruismo ricco di generosità, offrendo l’anima, fa scoprire chi si è davvero, mette a nudo la propria pelle pura e sensibile, fa dedurre che tutto il resto sia stata solo una montatura, una solida corazza che prima o poi verrà fatta appendere alla parete proprio da una persona che aiuterà a far riemergere ogni pregio. Fidarsi di qualcuno, di un angelo che prima o poi si incontra nella vita, è la chiave di lettura di una vita compromessa dalla chiusura di se stessi, dell’aver represso e segregato un’anima buona per troppo tempo, per non averle dato acqua d’amore da bere per troppo tempo, per averla disidratata delle giuste attenzioni.

Avere accanto una persona rassicurante che faccia emergere tutto ciò , che sia capace di far cadere questa pesante armatura, quasi fra un bacio e l’altro, è una fortuna. Fare entrare una persona corazza che ci siamo creati, così capace di smontarla anche se pesante, pezzo dopo pezzo fra carezze sicure è un dono. Saperla riconoscere fra tante che si incontrano è pure una qualità di vedere oltre.

Perché in Sicilia, fra le cose più belle, c’è proprio il calore dei sentimenti, non la freddezza dell’apatia di fingere di non provarne, di far finta che se ne possa fare a meno, che di valori oggi non ce n’è più bisogno poiché troppo antichi in una società così avanzata.

Un siciliano autentico non si fa così tanto globalizzare e generalizzare. Curioso di scoprire ciò che c’è più lontano e diverso da com’è realmente per sua natura lo è, e questo è vero, ma dopo aver fatto scoperte, conosciuto mondi alternativi, torna nelle sue idee avvicinandosi a ciò che è più similmente compatibile a ciò con cui è stato cresciuto, cioè valori tradizionali. Il siciliano è come una pianta che si rigenera di questo sole ed è nato per dare e donare di questi frutti pregiati a chi è simile a lui, a chi splende e profuma di dignità ed autenticità. Non si accontenta delle mediocrità, vorrà ciò che è meglio e soprattutto ciò che è genuino.

“Aspetta in silenzio durante ogni tramonto della tua vita. Cerca di ritrovare la luce in ogni buio che c’è in te:la tua aurea dovrà essere una scoperta, non una sola conquista per chi avrà piacere di amare una così grande ricchezza. Chi è autentico ha oro nel cuore riservato per pochi”.
Matilde La Placa
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