Cosimo Cristina nacque a Termini Imerese l’11 agosto 1935.
Era un ragazzo allegro e gioioso, che non si abbatteva nonostante le difficoltà. Un tipo eccentrico. Andava in giro a piedi o in bicicletta in cerca di notizie, e indossava sempre abiti eleganti e cravatte a farfallino. Inoltre, portava anche baffetti sottili e il pizzetto, per questo a Termini tutti lo chiamavano D’Artagnan.
Può finalmente scrivere ciò che i giornali con cui collabora non gli permettono di scrivere. Da subito Prospettive Siciliane raccontò la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui nessuno osava nemmeno nominarla o per qualcuno era solo “un’invenzione dei comunisti”.
Iniziano per Cosimo le minacce e le querele.
Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale e del sacerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Agostino Tripi, il processo per l’omicidio di Carmelo Giallombardo.
Di lei e della loro storia d’amore si è parlato pochissimo, eppure anche Enza è una vittima inconsapevole della mafia e di quell’amore spezzato.
Da quel 5 maggio 1960 Enza Venturella non smise più di parlare di Cosimo e di lottare per scoprire la verità su quanto accaduto.
Non smise mai di amarlo, ne si innamorò più di nessun altro, il suo cuore continuò a battere, sino alla morte, per Cosimo.
Con Cosimo, Enza, si era conosciuta negli anni ’50 a Caltanissetta, città originaria di Enza, dove Cosimo si era recato per seguire la vicenda dei frati di Mazzarino. Si conobbero così, per puro caso, all’interno del bar dove lei lavorava.
Enza lo definì il periodo più bello della sua vita. Era un periodo bellissimo, nel quale i due innamorati trascorrevano pomeriggi a passeggiare mano nella mano nella villa comunale di Palermo. Oltre a qualche bacio rubato approfittando delle prime luci della sera.
Era il pomeriggio del 3 maggio, quando lui si ricordò di andare a giocare la schedina del Totocalcio. “Comincia a passare, ti raggiungo a casa”, le disse. Per due giorni e due notti Cosimo scomparve. Due giorni dopo fu ritrovato morto nella galleria della “Fossola”.
Erano le 15:30 del 5 maggio 1960, quando il suo corpo fu ritrovato dilaniato da un treno sui binari della galleria ferroviaria di contrada “Fossola”. Il giovane era scomparso due giorni prima da casa.
A ritrovare il cadavere fu il guardalinea delle Ferrovie dello Stato, Bernardo Rizzo, che avvertì immediatamente le forze dell’ordine.
La polizia, giunta sul posto, constatò la morte del giovane Cosimo Cristima, all’epoca venticinquenne.
La cruda scena che si prostò agli occhi degli inquirenti fu quella di un giovane dilaniato dalle rotaie del treno.
Sparsi, tra le rotaie alcuni oggetti personali del giornalista. Nella tasca della sua giacca vengono ritrovati due biglietti, sulla cui autenticità la famiglia ha dubitato sin dal primo momento: Cosimo chiede perdono per il suo gesto all’amico Giovanni Cappuzzo e alla fidanzata Enza, ma stranamente non è mai stata eseguita nessuna perizia calligrafica. Inoltre, non fu disposta nessuna autopsia sul corpo dell’uomo, solo un esame esterno effettuato dal medico legale giunto sul posto.
La procura stabilì immediatamente che si era trattato di un suicidio, la notizia, dunque si diffuse immediatamente. Inoltre, le chiese cittadine decisero di “condannare” l’insano gesto non celebrando nessun funerale in onore di Cosimo Cristina:
Due mesi dopo la morte la procura di Termini Imerese archiviò il caso.
Come spesso accade in questi casi però, nessuno sa niente, chi sa non parla, chi parla viene fatto tacere e, a parte qualche articolo del solito cronista rompiscatole, a nessuno interessa più di tanto e si va avanti a passo di gambero. Ecco cosa accadde a seguito della sua morte. I familiari, gli amici erano certi che non si era trattato di suicidio, ma tutti tacevano.
Il caso viene riaperto sei anni dopo: grazie al vice questore di Palermo, Angelo Mangano.
Riesumarono la salma e venne eseguita l’autopsia, che finì per confermare l’ipotesi del suicidio.
Da allora il caso Cristina venne definitivamente archiviato.
Nel 2000 con una raccolta firme si chiese alla Procura di Palermo di riaprire il caso, ma non andò a buon fine.
Sulla vicenda rimasero però molti dubbi e interrogativi. Per la giustizia italiana Cosimo Cristina è morto suicida, ma oggi i giornalisti lo considerano il primo cronista siciliano vittima della mafia.
Cosimo Cristina oggi avrebbe 84 e probabilmente sarebbe lui a raccontare la sua verità. Una verità cercata, inseguita, a tratti appena sfiorata ma poi dissolta improvvisamente.
Una verità rimasta per anni in quella galleria di Termini Imerese, intrappolata tra quei binari attraversati migliaia di volte, rinnegata da referti di autopsia e sepolta nella memoria, a volte rimossa perché troppo ingombrante, a volte perché troppo dolorosa. A volte semplicemente ignorata.
CONTINUA A LEGGERE SU HIMERALIVE.IT
target: "#ad-5", subId: "himeralive_advancedad_160x600", site: 1729, config: 153, width: 160, height: 600 });
target: "#ad-1", subId: "himeralive_advancedad_300x250_mobile", site: 1729, config: 153, width: 300, height: 250 });
La Protezione civile regionale ha pubblicato oggi l’avviso numero 095 per rischio incendi e ondate di calore,…
TERMINI IMERESE, GIOVEDI E VENERDÌ DISSERVIZI NELL’EROGAZIONE IDRICA NEL DISTRETTO “CENTRO URBANO” Amap informa che,…
Un nuovo video di cattivo gusto, sconvolgente ed insolito, è diventato virale sui social. Protagonista,…
REDAZIONALE POLITICO ELEZIONI EUROPEE 2024 Il 12 maggio 2024, presso l'Hotel Lido Vetrana di Trabia,…
È stato denunciato l’uomo di 62 anni che ha molestato una bambina di 5 anni nella zona…
I carabinieri del reparto territoriale di Termini Imerese hanno arrestato un 32enne, del luogo, già…