Il padre, farmacista, volle che il figlio, compiuti gli studi presso il Liceo di Termini, frequentasse i corsi di Chimica Farmaceutica nell’Ateneo palermitano, ma la passione per le lettere ben presto distolse il giovane dalle scienze, facendolo dedicare interamente allo studio dei classici, riuscendo vigoroso e valente latinista.
A 24 anni già insegnava lettere nei licei di Palermo e veniva chiamato a far parte dell’Accademia Palermitana di lettere, scienze e arti.
Sopravvenuta la morte del padre, per motivi di famiglia, dovette rientrare a Termini dove ottenne il posto di Direttore Didattico.
La sua fama di poeta, scrittore e sopratutto latinista (aveva tradotto Ovidio Propezio, Tibullo e Claudiano) indusse il Ministro per la Pubblica Istruzione ad offrirgli una cattedra universitaria, mentre dal Vaticano veniva richiesto per un prestigioso incarico in quella Biblioteca.
Tuttavia, il Denaro rifiutò ambedue gli incarichi sia per l’attaccamento alla sua città sia per il cattivo stato di salute.
Giovanissimo aveva preso parte alla rivoluzione del 1860, di cui scrisse in un opuscolo: Cronache Terminesi dell’anno 1860, che fu pesantemente contestato da Liborio Arrigo.
Fra le numerose pubblicazioni: Canti varii, Inno alla musica, Carlo V in Termini Imerese, contenente la cronaca del breve, ma significativo soggiorno dell’Imperatore nella nostra città.
Lasciò tutti i suoi libri alla Biblioteca “Liciniana”.
Si ringrazia Enzo Giunta per averci permesso di utilizzare le informazioni tratte dal suo libro “Profili di Termitani Illustri, meno illustri e misconosciuti”
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